Il sindaco di Lampedusa: squarciato il silenzio sulla tragedia di queste coste
A Lampedusa, ieri è stato il giorno della riflessione dopo la visita di Papa Francesco.
Particolare emozione è stata espressa dal sindaco delle Palagie, Giusi Nicolini,
convinta che siano “parole fortissime" quelle che Francesco ha pronunciato contro
la 'globalizzazione dell'indifferenza' e 'l'amnesia del cuore. Difficilmente dimenticheremo
questa giornata”. Sentiamo il sindaco Nicolini, al microfono del nostro inviato, Massimiliano
Menichetti:
R. - L’emozione
è stata fortissima. Non avevo mai visto un Papa da vicino e mi sono trovata da sindaco
ad accoglierlo nella mia isola.
D. - Cosa ha pensato quando ha saputo così
all’improvviso che sarebbe venuto il Papa qui nella sua isola?
R. - Mi sembrava
incredibile, ma poi mi sono detta che aveva ragione. Noi siamo un’isola importante,
siamo al centro del Mediterraneo e facciamo qualcosa di grande.
D. - Il Papa
le ha detto: “Dovevo venire per forza”…
R. - Sì. Ha detto: “Per forza dovevo
venire, qui ci sono 20 mila morti sepolti in mare. Per forza dovevo venire”.
D.
- Una visita che lei ha definito storica, che parla al mondo…
R. - Parla al
mondo e finalmente ha squarciato il silenzio, ha alzato un velo e tutto ciò che era
invisibile adesso è diventato visibile. Ha usato parole forti.
D. - Lei ha
regalato a Papa Francesco un libro di fotografie sugli sbarchi. Perché questa scelta?
R.
- Ho voluto che rimanesse in lui indelebile il ricordo di questa giornata. Ho messo
immagini di gioia ma anche di dolore, immagini che nessuno ha mai pubblicato o visto
perché sono molto forti. Volevo che lui si portasse dietro questa lunga scia di dolore,
ma anche di gioia e di speranza che in questa isola si è consumata in questi anni.
D.
- Il Papa ha più volte in questo viaggio - sia nei momenti di preghiera, sia quando
ha parlato durante l’omelia, quando ha salutato dalla parrocchia di San Gerlando -
più volte ha detto che “non bisogna voltare lo sguardo rispetto alla sofferenza”.
Lei in questi giorni ha più volte ribadito che bisogna cambiare le leggi per l’accoglienza
degli immigrati. Cosa bisogna fare?
R. - Bisogna convincersi che innanzitutto
non devono più viaggiare così. Renderli liberi dalla tratta degli esseri umani, evitare
che muoiano perché eliminarli così è disumano. Non è possibile. Nessuna politica -
né di destra né di sinistra - se lo può permettere. Poi, dobbiamo cominciare a immaginare
un’accoglienza e a parlare di integrazione in maniera reale, effettiva: non si può
fondare l’accoglienza sui mega-centri che diventano luoghi di prigionia e diventano
un problema per le città che li ospitano. Non è vero che in questo modo risolviamo
i nostri problemi di sicurezza. Non è così che si risolvono. Bisogna capire e far
comprendere che quando parliamo di profughi, richiedenti asilo, la maggior parte di
queste persone che entra in Europa da Lampedusa non può essere rimpatriate. Quindi,
dobbiamo pensare a un futuro insieme, a noi e a loro insieme. Può essere un modo anche
per affrontare i nostri problemi di crisi economica.
D. - Lei che cosa ha detto
al Papa?
R. - L’ho ringraziato. Gli ho espresso la gratitudine immensa della
mia comunità, perché per noi è stato veramente un abbraccio, un abbraccio che mai
avevamo ricevuto prima. Gli ho chiesto di non dimenticarci.
D. - Che cosa lascia
questa visita all’isola?
R. - Rimarrà nella storia per molte generazioni a
Lampedusa. Lascia una speranza, una speranza che diventa sempre più grande e concreta
di vedere queste persone non morire più, non viaggiare più così e vedere all’orizzonte
per Lampedusa un futuro che non sia quello di un’“isola di frontiera”.
D. -
La vostra carità è qui da generazioni. Come si fa, secondo lei, a non far spegnere
questa luce, questo faro che è su questa isola, questa attenzione che in questo momento
c’è…
R. - Semplicemente, continuando a fare quello che abbiamo sempre fatto,
oggi con maggiore coraggio e con maggiore fierezza. Sottolineo una cosa: noi oggi
siamo stati catapultati dalla “collina della vergogna” del 2011, alla meraviglia di
ascoltare le parole del Papa di avere riconosciuto questa grande impresa che Lampedusa
ha fatto. Oggi, noi non dobbiamo più vergognarci di quello che facciamo, ma anzi siamo
sempre più fieri ed orgogliosi.