Il card. Vegliò: la visita del Papa a Lampedusa, esempio di rinascita
Papa Francesco ha ribadito più volte l’importanza di guardare, agire nelle periferie
del mondo. Lampedusa può diventare un esempio di rinascita? Massimiliano Menichetti
ha girato la domanda al cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:
R. - Potrebbe
davvero diventare un esempio di rinascita. La visita del Santo Padre conferma quello
che le Chiese locali, gli Istituti religiosi e i laici cristiani impegnati stanno
facendo in molti modi diversi e complementari. La nostra sollecitudine pastorale ci
incoraggia a restare vicino a coloro che sono costretti a fuggire, sensibili e attenti
alla loro situazione. Questo è molto esigente e avrà una particolare ripercussione
su tutti noi, visto che saremo toccati sul vivo, soprattutto se lasciamo entrare questi
nuovi poveri nella nostra vita, se non distogliamo gli occhi da questi nuovi schiavi
dell’era moderna. Voglio solo citare, come esempi tra tanti altri, il Servizio dei
Gesuiti per i Rifugiati, la Caritas, le Commissioni episcopali per la mobilità umana
e la Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni. Si tratta di organismi
che vivono con i rifugiati e gli sfollati e cercano di assisterli, per migliorare
le loro condizioni di vita. Ecco, la nostra stessa presenza in circostanze tanto difficili
è un’autentica testimonianza di fede. Per loro la visita del Papa sarà come una forma
di sostegno e di incoraggiamento per il lavoro che stanno facendo. Lo stesso vale
per le persone che sono arrivate a Lampedusa e per la popolazione locale, che si prende
cura di chi arriva con straordinari esempi di generosità e di altruismo. Per molti
di noi, questa visita può diventare un nuovo appello a prendere in seria considerazione
ciò che il messaggio di Gesù vuol dire sulla sofferenza nel mondo, intorno a noi.
Come possiamo rispondere a questo appello con azioni concrete, affrontando anche le
cause che stanno all’origine dei flussi migratori e proponendo soluzioni eque per
creare situazioni di sicurezza, di stabilità, di coesione sociale e di responsabile
integrazione?
D. - Quale il suo augurio per questo viaggio di Papa Francesco?
R.
- Il 5 luglio ho visto il Santo Padre quando ha consacrato lo Stato della Città del
Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata
a quest’ultimo. C’erano sia Papa Francesco sia il Papa emerito Benedetto. Spero che
si realizzino le aspettative che il Santo Padre porta nel cuore e che gli hanno suggerito
questo primo viaggio all’inizio del suo pontificato. Parlando con Papa Francesco ho
detto che tutti erano rimasti contenti di questa sua decisione di andare a Lampedusa.
È un segno forte. Mi auguro che la sua visita, quello che farà e quello che dirà sappiano
sensibilizzare l’opinione pubblica sui motivi che costringono uomini, donne, anziani
e bambini a fuggire, sollecitando maggiore comprensione e compassione nella società.
Parlando con il Papa ho anche detto: “Santo Padre noi non possiamo risolvere tutti
i problemi ma possiamo però creare una nuova mentalità più favorevole, più aperta
a questi nostri fratelli che si trovano in condizioni molto più difficili delle nostre”.
L’atteggiamento del Santo Padre nei confronti di coloro che soffrono, toccati dalla
persecuzione o dalla miseria, ci ricorda che una società che vuol definirsi civile
non può accettare che vi siano persone innocenti che sopravvivono in condizioni disumane,
private di dignità, di presente e di futuro. Anche questo può essere fonte di ispirazione
per una rinnovata attenzione umana, civile ed una rinnovata attenzione pastorale.