I vescovi dell'Asia condannano l'attacco al tempio buddista di Bodh Gaya
“I vescovi dell’Asia condannano fermamente la violenza contro il tempio buddista di
Bodh Gaya. Condannano anche la mentalità della divisione, della discriminazione e
del comunitarismo che alimenta la violenza. Chiedono un serio impegno per l’armonia
interreligiosa e per la giustizia soprattutto verso i poveri e verso le minoranze”:
è quanto dice all’agenzia Fides padre Nithiya Sagayam, Segretario esecutivo dell’Ufficio
per lo Sviluppo Umano nella “Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia” (Fabc),
esprimendo la posizione della Federazione sull’attentato che la mattina di domenica
scorsa, ha colpito il complesso sacro del “Bodh Gaya”, nello Stato indiano del Bihar.
Si tratta del santuario buddista più importante del mondo, patrimonio mondiale dell’Unesco,
dove si trova l’albero sotto il quale Siddharta avrebbe raggiunto l’illuminazione,
nel VI sec. a. C.. Secondo le prime indagini sull’attentato, che ha ferito due monaci,
si segue la pista di una violenza di matrice islamica, che potrebbe essere collegata
alle violenze che i musulmani stanno subendo in Myanmar da parte di estremisti buddisti.
Dal canto suo all'agenzia AsiaNews il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza
episcopale indiana (Cbci) ed anche segretario generale della Fabc, come indiano si
è detto "profondamente addolorato per l'orribile violenza perpetrata contro il tempio
di Bodh Gaya. Desidero assicurare ai nostri pellegrini buddisti provenienti da tutto
il mondo, in particolare da Sri Lanka, Cina, Giappone e Sudest asiatico, - ha detto
il porporato - che l'India è una terra di pace, compassione e armonia. Daremo loro
il nostro sostegno e la nostra solidarietà". (R.P.)