Filippine. Mindanao: colloqui con i ribelli ma nuove violenze nel sud
Si aggrava il bilancio della nuova ondata di violenza che ha colpito l’isola di Mindanao,
mentre ieri nella capitale malese Kuala Lumpur sono ripresi i colloqui tra emissari
governativi e del Fronte islamico di liberazione Moro (Milf). I combattimenti hanno
coinvolto forze governative e ribelli del Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Combattenti
per la libertà della patria islamica Moro), un gruppo di fuoriusciti dal Milf, movimento
da tempo impegnato nel dialogo intermittente con il governo per la nascita di una
concreta autonomia per le regioni in maggioranza musulmane nel Sud del paese. Sono
almeno 23 le vittime, di cui cinque, secondo le fonti ufficiali, tra i militari che
hanno impegnato, insieme a paramilitari e polizia, i ribelli musulmani nelle provincie
di North Cotabato e Maguindanao in un’offensiva a ridosso del mese del digiuno islamico.
Per il colonnello Dickson Hermoso, responsabile delle operazioni - riferisce l'agenzia
Misna - l’azione di rastrellamento dei militari avviata negli ultimi giorni cercava
di anticipare le mosse e le attività belliche dei ribelli scissionisti, tra cui il
posizionamento di mine. Inevitabile però la reazione della guerriglia. Le violenze
del fine settimana hanno spinto parte della popolazione locale ad abbandonare le aree
degli scontri ed evidenziato con la pace a Mindanao e nelle altre regioni meridionali
delle Filippine resta un obiettivo difficile da raggiungere, per la frammentazione
del movimento indipendentista musulmano, che a sua volta ha radici antiche e complesse
e legami con l’islam, sia istituzionale, sia radicale nel mondo, ma anche per vasti
interessi economici, politici e di potere che interessano la regione. Intanto, anche
gli Stati Uniti si sono uniti a Canada e Australia nell’avvisare i propri cittadini
a evitare le aree meridionali dell’arcipelago e in particolare le città di Davao,
Cotabato e Zamboanga. (R.P.)