2013-07-08 19:21:04

Egitto: è strage di manifestanti al Cairo. Mansour ordina un’inchiesta indipendente


Egitto nel caos. Sono oltre 50 i manifestanti pro Morsi uccisi all’alba di ieri dalle forze armate davanti una caserma della Guardia Repubblicana al Cairo. I militari hanno spiegato di aver risposto all'assalto di un gruppo di terroristi armati, diversa la versione dei testimoni che parlano di un vero e proprio raid. Durissima la condanna dell’Ue. Intanto il presidente ad interim Mansour ha ordinato un’inchiesta indipendente sulla strage. Cecilia Seppia:RealAudioMP3

I timori di una guerra civile in Egitto non sembrano poi così infondati, con lo stallo politico e dopo giorni di lotte e scontri oggi l’ennesimo massacro. Oltre 50 le persone uccise davanti la sede della Guardia Repubblicana al Cairo, tutti manifestanti pro Morsi radunatisi per un sit in di preghiera, lì dove si pensa sia detenuto l’ex presidente egiziano. I Fratelli Musulmani hanno subito puntato il dito contro l’esercito accusandolo di aver compiuto un vero e proprio raid con tanto di cecchini che sparavano dai tetti, come confermano le ferite alla testa delle vittime. Ma le forze armate negano e spiegano di essere intervenute per fronteggiare un attacco sferrato da un gruppo di terroristi. Vista la differenza abissale tra le due versioni il capo di Stato ad interim Mansour, ha ordinato un’inchiesta indipendente, assicurando però che gli scontri non fermano gli sforzi per la formazione del governo. Forte la condanna dal leader dell’opposizione El Baradei, durissima quella dell’Ue con il presidente dell’Europarlamento Shulz che parla di violenza scioccante e chiede di fermare il bagno di sangue. Dal canto suo l’Iran ha giudicato inaccettabile ed inquietante l'intervento delle forze armate nelle questioni politiche egiziane. In serata la replica dei militari: “non permetteremo a nessuno di minacciare la sicurezza nazionale", poi l’ultimatum ai dimostranti a smobilitare sit-in e la promessa che nessuno verrà arrestato.

Per un'analisi dell'attuale situazione in Egitto Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Relazioni internazionali all'Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Con quello che è successo, con le piazze che si fronteggiano, con tutti i veti incrociati, non so quanto sarà semplice formare un governo di coalizione.

D. – Proviamo a delineare i protagonisti intorno al tavolo: quali le formazioni principali che dovrebbero partecipare? Sappiamo che il partito al-Nour, che ha sostenuto la deposizione di Morsi, ha confermato di volersi ritirare da questa trattativa...

R. – Io vedrei in questo momento almeno un paio di formazioni: l’esercito da una parte – non possiamo non tenere conto infatti del ruolo dell’esercito in qualsiasi azione politica verrà fatta adesso in Egitto – e poi le formazioni più laiche e quelle religiose. I religiosi non vorranno perdere il potere: i Fratelli Musulmani, da una parte, e le nuove formazioni che si stanno radicalizzando dall’altra, così come era avvenuto già in Nord Africa un po’ di tempo fa. La situazione diventa abbastanza complicata e, in questo momento, devo dire, di difficile lettura. Io, inoltre, terrei ancora da conto Morsi. Nonostante gli arresti domiciliari, ancora conta. Anche se non può avere contatti, infatti, con la piazza, la piazza tenta di farsi sentire da lui. E se i Fratelli Musulmani pongono il veto su una figura, per quanto legittima, come el Baradei, credo che significhi qualcosa. La lettura e l’interpretazione della situazione egiziana diventa sempre più complicata. La situazione può veramente cambiare di ora in ora, visto anche quello che è successo stamattina e quello che potrebbe succedere nel momento in cui le due piazze entrassero in conflitto e in contrasto al Cairo, ma non solo al Cairo.

D. – Indubbiamente, c’è una piazza contro un’altra piazza: i sostenitori di Morsi e gli oppositori. Per noi stampa internazionale è persino troppo facile fare queste contrapposizioni ma sicuramente c’è qualcosa di meno semplicistico di questo….

R. – Questo sicuramente. Per esempio io sono dell’opinione, sono convinto, che tutte le forze che hanno fatto capo al presidente Mubarak, fino alla sua caduta, non siano andate in pensione, ma che buona parte di quelle forze siano rimaste all’interno dell’esercito, in attesa di momenti migliori. E la piazza ha dato loro la possibilità di rialzare la testa. Molto dipenderà da come si muoverà l’esercito e se l’esercito, ad un certo punto, vedendo che la situazione non ha un’evoluzione chiara e decisa, non deciderà di assumere direttamente la responsabilità della guida del Paese.

D. – La comunità internazionale finora è rimasta molto perplessa e in attesa. Ma c’è un ruolo che potrebbe svolgere in questa fase la comunità internazionale, per evitare che sia davvero piazza contro piazza e quindi addirittura guerra civile?

R. – Sicuramente è un momento di attesa, perché qualsiasi azione possa intraprendere l’Unione Europea o gli Stati Uniti, o qualsiasi altra nazione, verrebbe vista dalle due piazze – da entrambe le piazze – come una chiara ingerenza e una limitazione della sovranità nazionale dell’Egitto.

Ultimo aggiornamento: 9 luglio







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