2013-07-07 11:37:00

Mons. Menichelli: la Chiesa è vicina ai divorziati risposati


Il documento preparatorio del Sinodo straordinario sulla famiglia, pubblicato martedi, parte dalla costatazione che la crisi sociale e spirituale che viviamo rappresenta una sfida pastorale per l’evengelizzazione  della famiglia. Per approfondire questo e altri aspetti del testo Fabio Colagrande ha intervistato mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo e delegato per la famiglia della Conferenza episcopale marchigiana:

R. - L’evangelizzazione è l’annuncio della Parola di Dio e l’annuncio di una storia di salvezza. Questa evangelizzazione si contestualizza nel tempo e si storicizza secondo dei tempi, attraverso i quali la Parola non cambia, cambia la modalità con la quale questa Parola viene annunciata, testimoniata, celebrata e vissuta. Nel tempo attuale, rispetto al tema della famiglia, credo che ci troviamo in presenza di due crisi fondamentali: la prima è la crisi del matrimonio, la seconda quella del matrimonio come Sacramento che, secondo me, è derivante dalla prima. Viviamo in un’epoca in cui il progetto originario, - quello posto nella Genesi, che era per l’uomo e per la donna - è in crisi, perché tutti vogliono tutto del matrimonio, ma non vogliono il matrimonio: si è indebolito il senso del dono, dell’appartenenza, di una scelta per la vita. Questa crisi è inscritta all’interno di una crisi di fede; in questo modo allora entra in crisi anche il matrimonio sacramento perché non sempre c’è la consapevolezza di quello che il matrimonio sacramento è, di quello che chiede, e di che tipo di preparazione, di disponibilità interiore siano necessarie. Allora il nostro compito è proprio questo: riprendere il Vangelo del matrimonio, sul quale poi poggia per noi il Vangelo della famiglia.

D. - Quanto è importante, proprio per affrontare questa sfida pastorale, che la Chiesa oggi si metta in ascolto dei problemi e delle attese che vivono tante famiglie?

R. - Questa credo che sia una grande novità e una grande ricchezza. Credo che questo sia nato dall’intuizione di Papa Francesco che vuole percepire ancora di più la realtà non per condannarla, ma per aiutarla, per sostenerla, per – come direbbe con le sue parole – evangelizzare nello stesso tempo la misericordia e la verità. Noi sappiamo che ci sono tante situazioni particolari, tante ferite sulla realtà sponsale e su quella familiare. Il compito della Chiesa è di usare misericordia e dire la parola di verità. E questo naturalmente va fatto nella prospettiva dell’impegno pastorale. Non siamo chiamati a condannare, siamo chiamati ad accompagnare per riprendere saggezza e sapienza che derivano dalla Parola di Dio. 

D. – Un atteggiamento misericordioso e la tenerezza nei confronti delle persone ferite, invitano anche a esaminare questioni delicate come quella dei divorziati risposati. Questo è un tema pastorale che resta problematico …

R. - Sì, resta problematico, resta attuale, ma porto anche qui la mia esperienza. In diocesi, ormai da due anni, abbiamo cominciato un itinerario di accompagnamento di questi fratelli e di queste sorelle. Seguiamo più di 80 persone che con regolarità partecipano agli incontri, vivono insieme delle giornate; tutto questo per far percepire che la Chiesa è vicina a loro, che non siamo lì per condannare. Ma qui bisogna essere molto attenti: il discorso dell’accompagnamento della misericordia non è “condono della verità e della Parola di Dio”, vuole essere un accompagnamento che educa, che porta alla rilettura della propria vita, che porta ad accogliere, anche con pazienza, qualche volta la durezza della Parola di Dio, perché la Parola di Dio, come dicono gli Atti degli Apostoli, qualche volta è amara. Ma se tutto questo viene fatto sul versante di una tenerezza umana e di una paternità spirituale le persone capiscono bene. Poi a questo riguardo, è necessario fare un po’ di chiarezza, perché non sempre chi è divorziato è escluso dalla Comunione, non sempre chi è separato è escluso da un servizio nella vita della Chiesa. Bisogna parlarci, bisogna ragionarci, bisogna vedere il tutto, e bisogna essere sempre molto, ma molto pazienti.








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