E’ legge in Indonesia il provvedimento sulle Ong: le perplessità di vescovi e altri
rappresentanti religiosi
Dopo mesi di dibattito, la Camera dei deputati del parlamento indonesiano ha approvato
una nuova legge sulle organizzazioni di massa e non governative che consentirà un
maggiore controllo ufficiale. Una mossa passata dalle autorità come di tutela della
libertà di aggregazione ma avversata da molti. Il servizio di Stefano Vecchia:
Sono occorsi
mesi di duro confronto e di sospensioni frequenti per arrivare a un testo che raggiungesse
gli obiettivi di sicurezza e verifica proposti dall'esecutivo, senza superare del
tutto i tanti dubbi emersi nell'aula parlamentare e fuori di essa. Alla fine, però
la convergenza delle forze politiche è stata significativa e la legge è stata approvata
da 311 dei 361 parlamentari presenti in aula. Significativa anche l'astensione dal
voto di 199 esponenti dell'opposizione. Le forze a favore del provvedimento hanno
sottolineato come la legge fosse necessaria, sia per meglio delineare i diritti delle
organizzazioni locali, sia per contrastare iniziative di origine straniera che potrebbero
strumentalizzare associazioni e organizzazioni non governative. Per l'opposizione,
al contrario, il provvedimento sarà utilizzato dal potere per silenziare la dissidenza
e limitare le attività delle Ong. Al passaggio della legge si sono opposte anche la
Conferenza episcopale cattolica, la Comunione delle Chiese indonesiane e la Muhammadiya,
vasta organizzazione musulmana a forte impronta sociale. Anch'esse chiederanno alla
Corte costituzionale di fermarne l'applicazione. Principalmente in base a due obiezioni:
la possibilità di discriminazione verso le organizzazioni in base alle politiche prevalenti
o su linee ideologiche e religiose; la vaghezza eccessiva di certe parti del testo
della legge formato di 82 articoli. L'articolo 5, ad esempio, che impegna le organizzazioni
di massa a mantenere e rafforzare l'unità della nazione, come pure a sostenere l'ideologia
di Stato denominata Pancasila. Per la Radio Vaticana, Stefano Vecchia