Golpe in Egitto: Morsi in mano ai militari, almeno dieci morti negli scontri
Golpe dei militari in Egitto che hanno destituito il presidente Morsi. Migliaia le
persone in piazza. Negli scontri tra pro e contro il Capo di Stato destituito sono
morte almeno dieci persone. Sospesa la Costituzione, si prospettano elezioni anticipate,
mentre la Comunità internazionale guarda con preoccupazione alla presa di posizione
delle divise. Giuseppe Acconcia:
È almeno di
dieci morti il bilancio degli scontri tra pro e anti Morsi in tutto il Paese nella
notte di ieri. Il nuovo presidente designato pro tempore è il giudice Adli Mansour,
presidente della Corte costituzionale. Morsi è stato destituito nel pomeriggio di
ieri, sarebbe agli arresti domiciliari presso il ministero della Difesa e gli è stato
imposto il divieto di espatrio. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, dopo aver annunciato colloqui con il Cancelliere tedesco Angela Merkel in merito
alla crisi egiziana, si è detto «preoccupato» di quanto sta accadendo nel paese e
ha auspicato un «rapido e pieno ritorno a un governo democratico» dopo l’«arbitrario»
arresto di Morsi e sta valutando le «implicazioni di legge rispetto agli aiuti americani
al governo egiziano». Incaricati di definire i tempi di una roadmap per uscire dalla
nuova crisi sono il gran imam di al Azhar, Ahmed El-Tayeb, il papa copto, Tawadros
II e il portavoce delle opposizioni Mohamed El-Baradei, in presenza di giovani del
movimento Tamarrod (Ribelli). Secondo indiscrezioni, la roadmap prevederebbe un periodo
di transizione seguito da elezioni presidenziali e legislative con la formazione di
un governo tecnico. Subito dopo l'annuncio della road map sono state oscurate alcune
reti televisive della Fratellanza e due emittenti salafite. Le forze di sicurezza
hanno fatto irruzione e arrestato il personale della rete del Qatar al Jazira.
Sulla
situazione in Egitto, Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Massimo
Campanini, docente dell’Islam contemporaneo presso l’Università di Trento:
Si
tratta di una brutta pagina che è stata scritta in Egitto. Nonostante l’opposizione
di piazza, (Tahrir) nei confronti di Morsi, abbia sostenuto che l’intervento militare
interpreta la volontà del popolo, io penso che la defenestrazione del presidente da
parte dell’esercito sia un golpe perché Morsi era stato democraticamente eletto. Può
non piacerci, ma queste sono le regole della democrazia. Io penso che i militari difficilmente
possano vantare delle credenziali di democrazia: il loro intervento rimane un intervento
di imperio e di autorità che suscita preoccupazioni. Il rischio che i Fratelli Musulmani
non restino a guardare indubbiamente c’è, però non arrischieranno una guerra civile.