Torna a far discutere
la richiesta da parte dell'Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti)
di stipulare un'intesa con lo Stato per ottenere diritti al pari delle confessioni
religiose. Il filosofo non credente Umberto Galimberti, commenta ai nostri
microfoni: "Coloro che si definiscono atei forse non si rendono conto che sono essi
stessi nel cerchio di coloro che si occupano di Dio, ciò vuol dire che senza Dio non
lo sono fino in fondo. Che significa avere dei diritti al pari delle configurazioni
religiose? Vuol dire che, nonostante il loro ateismo, sono ugualmente religiosi. Non
ritengo dunque che questa iniziativa sia significativa". Parere condiviso anche da
Vittorio Alberti, filosofo, ufficiale del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace, collaboratore del Cortile dei Gentili (la struttura vaticana che si occupa
di promuovere il dialogo tra credenti e non credenti), che non si spiega le ragioni
della volontà di equipararsi ad una Chiesa. Che poi il dubbio faccia parte della fede,
è un aspetto che non va trascurato: "Se non c'è il dubbio, la fede è solamente un
fideismo, un credere viscerale basato esclusivamente sull'emozione". (di Antonella
Palermo)