"E’ una situazione
molto delicata quella di Pompei, che richiede un supplemento di forze e di intelligenze.
Non la vedrei però tragica". Don Giuseppe Ruggiero, Cappellano degli Scavi, commenta
ai nostri microfoni lo stato di degrado del sito archeologico che solo nel 2011
ha avuto 2.350.000 visitatori e che ha due anni ancora di tempo per impiegare al meglio
i 105 milioni di euro stanziati dall'Ue per restauri e consolidamenti, pena, nel 2015,
l'iscrizione da parte dell'Unesco nella lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo.
Ci sono stati degli sprechi nella gestione del sito? "Credo che in passato qualche
spreco ci sia stato - racconta il sacerdote - quando per esempio si organizzavano,
a carico della Soprintendenza, dei maxi concerti all’interno degli Scavi e ciò richiedeva
un esborso di denaro notevole per preparare i luoghi a sostenere queste manifestazioni.
Insomma, ci si è concentrati abbastanza su aspetti più o meno pubblicitari, nonché
su beghe aziendali". Di certo il personale di sorveglianza si è ridotto in quasi
vent'anni di più della metà: ora sono impiegate 130 persone per un'area di circa 60
ettari. "C’è comunque da vedere un po’ meglio il rapporto tra Soprintendenza e
sindacati - riprende don Ruggiero - questi dovrebbero essere meno polemici e più propensi
al bene comune". Non potrebbe arrivare dal basso, dalla collettività, dall'associazionismo
un aiuto per valorizzare questo sito? "Credo che in questo momento nel cuore della
gente ci sia molta tensione, e anche molta rassegnazione. La gente non può intervenire
come vorrebbe. C’è una certa passività della popolazione - lamenta il Cappellano -
ed è una questione da non trascurare che va affrontata congiuntamente dalla Soprintendenza,
dalla Chiesa locale, dalle autorità civili". Sull'ipotesi che esistano soggetti
legati a traffici illegali che abbiano l'interesse a far restare Pompei nello statu
quo, Don Ruggiero azzarda: "Il pericolo non è lontano. Certamente ci sono delle
correnti che navigano contro mano. Un piano organizzato da qualche ente o gruppo di
persone ci sarà, in ballo c'è sempre un ritorno di immagine o economico. Clientelismo
e giochi di potere, e a farne le spese è la cultura". Che ruolo possono avere
i privati? "Un ruolo importante di supporto", afferma Teresa Elena Cinquantaquattro,
Soprintendente archeologo di Napoli e Pompei. "Certo non possono sostituire un’attività
che la Costituzione riconosce in capo allo Stato. Non si può pensare di fare valorizzazione
se prima non si mette in sicurezza e non si tutela il bene archeologico. Concepire
queste attività come pratiche indipendenti non giova al nostro patrimonio". Dal
Presidente della Confederazione italiana Archeologi, Alessandro Pintucci, arriva l'appello
al potenziamento del personale qualificato e alla valorizzazione della professione:
"L’errore originario che è stato compiuto a Pompei è stato di ritenere che i restauri
borbonici compiuti dopo gli scavi fossero sufficienti a conservare la città. Gli interventi
successivi sono stati rari e spesso troppo localizzati. Oppure sono stati realizzati
in periodi in cui la tecnica del restauro era poco sviluppata e quindi si sono rivelati
inutili. In seguito al concorso bandito nel 2008, sono stati immessi 13 archeologi
e 8 architetti nel dicembre 2011. Assolutamente insufficienti per un sito enorme,
difficilissimo da gestire". (a cura di Antonella Palermo)