Irlanda: il card. Brady solleva dubbi di costituzionalità alla legge sulla gravidanza
Oltre ad essere moralmente discutibile, il progetto di legge sulla protezione della
vita durante la gravidanza (“Protection of Life during Pregnancy Bill 2013”) solleva
diversi dubbi di costituzionalità. Ad affermarlo in una nota è il Primate di tutta
l'Irlanda card. Seán Brady, il quale ribadisce così le obiezioni dell’episcopato,
mentre prosegue l’iter parlamentare del provvedimento che ammette l’interruzione della
gravidanza, previo parere favorevole di una commissione di tre medici, nel caso in
cui la vita della madre sia in pericolo, o in caso di rischio di suicidio della donna.
Nella nota l’arcivescovo di Armagh si sofferma in particolare sugli aspetti giuridici
e quindi sui profili di incostituzionalità del disegno di legge presentato dal Governo
dopo mesi di dibattiti seguiti alla vicenda di Savita Halappanavar, la donna morta
a ottobre in un ospedale per setticemia, dopo che i dottori le avevano negato un’interruzione
di gravidanza. Secondo il card. Brady si tratta di un “Cavallo di Troia” che introdurrebbe
subdolamente un “regime molto più liberale” in materia di aborto rispetto a quanto
previsto dalla Costituzione irlandese che lo vieta espressamente. Le critiche si appuntano,
tra l’altro, sulla parte che riguarda il rischio di suicidio della donna. Non esiste
alcuna prova medica - afferma la nota - che dimostri che l’aborto sia la cura più
adatta per le future madri con pensieri suicidi. Al contrario, oltre a comportare
la deliberata uccisione di un bambino non nato, questo progetto di legge rischia di
provocare quegli stessi sintomi che pretende di aiutare ad affrontare. Inoltre - prosegue
la nota - il testo non chiarisce cosa fare nel caso in cui il bambino non nato sopravviva
a un’interruzione anticipata della gravidanza, esponendolo così al rischio di danni
seri e permanenti. Come conciliare tutto questo – si chiede il card. Brady - con l’articolo
42 della Costituzione che afferma il dovere dello Stato di mettere al primo posto
il benessere del bambino? Un altro aspetto controverso della legge riguarda poi l’assenza
di un qualsiasi riferimento all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari coinvolti,
che viola un altro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione. C’è poi la libertà
di coscienza dei parlamentari chiamati a votare il provvedimento: anche questo punto
va chiarito nelle opportune sedi. Di qui l’appello al Governo di Dublino a rendere
pubblico il parere presentato dall’Avvocatura dello Stato sui conflitti di costituzionalità
sollevati. In conclusione, la nota ribadisce la ferma determinazione dei vescovi irlandesi
a continuare la loro battaglia in difesa del pari diritto alla vita della madre e
del bambino. (A cura di Lisa Zengarini)