Congo: dai vescovi sanzioni a un sacerdote e monito al governo
E’ stato destituito dal suo incarico di direttore dell’Istituto panafricano Cardinal
Martino e rischia altre sanzioni canoniche padre Apollinaire Malu Malu, il sacerdote
riconfermato il mese scorso alla presidenza della nuova Commissione elettorale nazionale
indipendente (Ceni). Il provvedimento - riferisce l'agenzia Misna - è stato annunciato
dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco), al termine di un’Assemblea
plenaria che si è tenuta a Kinshasa. Lo scorso maggio, con un comunicato, la Cenco
aveva formalmente vietato a preti e religiosi di candidarsi, definendo una decisione
del genere un passo “contrario alle disposizioni del diritto canonico”. Ciononostante
padre Malu Malu, 51 anni, originario della provincia del Nord Kivu, ha accettato l’incarico,
ricoperto a partire dal 2003. In qualità di presidente della Ceni, il sacerdote è
già stato responsabile dell’organizzazione delle elezioni generali nel 2006 e nel
2011, vinte dal presidente Joseph Kabila e dal suo partito. Le ultime consultazioni
sono state segnate da gravi irregolarità. Anche l’opposizione politica e alcuni esponenti
della società civile hanno apertamente contestato la nomina di Malu Malu, considerata
un tentativo del presidente Kabila di assicurarsi un terzo mandato; elezioni presidenziali
sono in agenda nel 2016. Da Kinshasa i vescovi hanno poi lanciato un appello per i
tre preti e le altre 150 persone rapite nella diocesi di Butembo-Beni, dove la situazione
“è preoccupante”. I presuli hanno apertamente accusato il governo, sostenendo che
“finora non ha fatto abbastanza per la loro liberazione”. Rivolgendosi all’esecutivo
di Kinshasa, il segretario generale della Cenco, padre Léonard Santedi ha chiesto
di “prendere la situazione in mano, per identificare i rapitori, ritrovare e liberare
tutti gli ostaggi”. Lo scorso 19 ottobre i tre congolesi Jean-Pierre Ndulani, Anselme
Wasinkundi e Edmond Bamutute, della congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione,
erano stati portati via da uomini armati da un convento della parrocchia di Nostra
Signora dei Poveri a Mbau, una ventina di chilometri a nord dalla città di Beni, nel
Nord Kivu. I vescovi congolesi hanno anche sollecitato le autorità per quanto riguarda
le politiche socio-economiche, auspicando “sforzi maggiori per migliorare le condizioni
di vita di popolazioni sempre più povere”. Guardando al futuro istituzionale del Paese
dei Grandi Laghi, la Cenco ha espresso con tono fermo la propria contrarietà a ogni
progetto di revisione della Costituzione, in particolare dell’articolo 220, invitando
“tutti gli uomini di buona volontà a rimanere vigili e pronti a bloccare ogni eventuale
manovra di modifica”. La questione della revisione costituzionale è all’ordine del
giorno in Congo, dove esponenti di maggioranza chiedono con insistenza l’avvio del
processo. I vescovi suggeriscono invece l’organizzazione di consultazioni nazionali
per arginare il progetto di revisione costituzionale. L’articolo 220 è quello che
stabilisce durata e limite del mandato del presidente della Repubblica, il suffragio
universale, il sistema di governo, lo status della magistratura, ma anche il pluralismo
politico e sindacale. Le conclusioni della 50.ma plenaria della Cenco sono state diffuse
venerdì, mentre in Repubblica Democratica del Congo ricorreva il 53° anniversario
dell’indipendenza dal Belgio. Nel suo discorso alla nazione, Kabila si è impegnato
a fare del Paese una “nazione emergente” dopo “la fine della guerra nella regione
orientale”. Nessuna celebrazione ufficiale è stata organizzata “in segno di solidarietà
con i congolesi che vivono nelle zone occupate” ha detto il ministro dell’Interno
Richard Muyej Mangez, in riferimento ai gruppi armati che dilaniano la ricca provincia
mineraria del Nord Kivu col sostegno di alcuni paesi vicini, tra cui Rwanda e Uganda.
(R.P.)