Mostra di Luigi De Mitri su Paolo VI. Il card. Farina: per Papa Montini, arte e
cristianesimo stanno insieme
“A voi, artisti che siete innamorati della bellezza, la Chiesa dice: se voi siete
gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!”: così scriveva Paolo VI nel messaggio
a poeti e uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro
e cineasti, a conclusione del Concilio Vaticano II. “La bellezza, come la verità -
spiegava - è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che
resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione”.
A ricordare la profondità degli insegnamenti di Paolo VI, a 50 anni dal 21 giugno
del 1963 in cui veniva eletto Papa, è stato in questi giorni Papa Francesco. Tra le
iniziative per l’anniversario, c’è la mostra dell’opera grafica del maestro Luigi
De Mitri esposta alla Libreria Internazionale Paolo VI a Roma. Sul rapporto
tra Papa Montini e gli artisti,Fausta Speranza ha intervistato
il cardinale Raffaele Farina, Bibliotecario emerito di Santa Romana
Chiesa e presidente della Commissione referente sullo Ior voluta da Papa Francesco:
R. – Il messaggio
agli artisti di Paolo VI è un messaggio universale. Ha richiamato a ciò che è nella
natura stessa del cristianesimo e soprattutto del cattolicesimo. Quando la gente arriva
a via della Conciliazione, mano a mano che procede verso questa grande piazza, non
solo riceve un messaggio religioso, un messaggio di cattolicità, ma anche di arte,
perché queste due cose stanno insieme. Paolo VI, in questa descrizione della bellezza,
ha voluto dare anche una definizione della continuità, della congruità del cattolicesimo
con l’arte e con la bellezza, e ha voluto richiamare gli artisti a questo rapporto
intimo che c’è. Lui stesso, la sua istruzione personale, la sua preparazione religiosa,
direi anche quella scientifica, il suo modo di fare esprimono tutto ciò… Rileggendo
i suoi scritti su questo argomento ma anche su qualsiasi altro argomento, si vede
come lui fosse curato nella preparazione. Il quadro di De Mitri esposto in questo
anniversario è impressionante: in uno spazio abbastanza ridotto lui ha inserito tantissime
cose che definiscono la figura di questo Papa.
D. – Papa Francesco in questi
giorni ha ricordato che Paolo VI ha espresso in maniera particolare l’amore per Gesù,
l’amore per la Chiesa e l’amore per l’uomo. La Chiesa ha fondamento nell’attenzione
all’uomo. Ma oggi, in particolare, come si può dialogare con quest’uomo contemporaneo
un po’ lontano, almeno apparentemente, dalla trascendenza?
R. – Papa Francesco
ci sta dando una lezione di come si fa, in maniera visiva: come Gesù, Papa Francesco
si offre alla gente. Questo è un modo di fare che si trasmette agli altri in una maniera
visiva, di grande sensibilità. Esprime proprio questo messaggio in maniera diretta.
E’ una cosa fuori dall’ordinario. Ogni Papa ha un modo di fare, un modo diverso per
entrare nei cuori della gente. Anche Paolo VI, che non sembrava molto comunicativo,
se lo si incontrava personalmente si leggeva nei suoi occhi tutto quello che sentiva:
si percepiva un cuore di una grandezza straordinaria, impressionante.
D. –
Paolo VI incoraggiava gli artisti e incoraggiava anche la gente semplice ad avvicinarsi
all’arte per arrivare alla bellezza…
R. – Sì, perché proprio uno dei compiti
dell’artista è quello di comunicare, di mettere in comunicazione - tramite questa
loro arte - l’uomo con concetti superiori di tipo culturale, di tipo artistico. E
si può parlare di tutte le arti, alcune in maniera particolare come la musica per
esempio, ma anche la scultura, la pittura. E’ una comunicazione anche con gli altri,
anche se apparentemente ognuno riceve un messaggio diverso dall’altro, e una comunicazione
con Dio, poi in definitiva. Non c’è niente di più educativo dell’arte, la musica,
e le arti più diffuse, più facilmente accessibili, comunicative, non sono veicolo
solo di istruzione ma lo sono anche di formazione dell’uomo ad un Essere superiore.