2013-06-30 19:56:09

In Guatemala conflitti per l'estrazione di risorse. Appello alla calma dalla Chiesa


Dopo 36 anni di guerra fratricida, il Guatemala si trova ora ad affrontare una lunga serie di conflitti a causa dell'estrazione di risorse naturali. Dopo gli scontri, gli ultimi di una lunga serie tra polizia e oppositori del progetto minerario assegnato ad una società canadese, l'appello a mantenere la calma è arrivato dalla Chiesa locale. Si parla di un conflitto sociale e di interessi di grosse compagnie minerarie a scapito della popolazione. Al microfono di Luca Collodi, la testimonianza del missionario guanelliano, Juan Manuel Arija Garcia:RealAudioMP3

R. – Sì: la gente ha bisogno di trovare fonti di lavoro, evidentemente, e la questione mineraria è una delle possibilità che si sta offrendo non soltanto in Guatemala, ma in tanti Paesi dell’America Latina. Però, per il modo in cui si sta procedendo, si creano tantissimi conflitti sociali e tantissimi problemi ecologici: perché quando si cerca di avere un beneficio economico nel presente immediato, magari non si considera il rischio che si sta correndo riguardo al futuro, per la gente che abita nei territori coinvolti.

D. – Perché il progetto minerario sta diventando un problema, più che una opportunità di crescita, in Guatemala?

R. – Queste imprese minerarie vengono in Paesi come in Guatemala cercando la possibilità di aumentare il loro profitto personale come impresa. Si accordano con il governo mentre la gente non è mai informata fino in fondo sulle loro intenzioni, sui rischi che queste azioni comportano e sulle conseguenze una volta che la miniera sia esaurita. Questo l’abbiamo già visto in altri Paesi: in questo momento, in tutta l’America Latina sono in atto oltre 300 conflitti sociali, e sono conflitti che hanno portato sangue, persone rapite, persone sfollate perché minacciate … Quando si alza un po’ la voce per dire pacificamente che è bene rivedere tutta la questione, complessivamente, allora i leader delle comunità vengono criminalizzati, condannati, perseguitati e a volte uccisi.

D. – Queste società minerarie arrivano in Guatemala, chiedono al governo terre importanti ma soprattutto hanno poi un impatto molto forte anche sulle società locali, che hanno una tradizione rurale, appunto, nelle zone delle miniere. Perché questo? Che cosa succede?

R. – Succede che quando queste imprese vengono e comprano i terreni, sopravvalutano moltissimo il prezzo della terra in modo che, una volta acquisita la terra, incominciano ad offrire posti di lavoro dicendo che intendono proporre un progetto di sviluppo, e via dicendo. In questo modo, se una persona ha guadagnato fino ad allora mille, loro le danno 4.000, 8.000, 9.000. E così, il desiderio di avere un buon lavoro e un buon stipendio mette a rischio anche la pace sociale, quando gli ambientalisti, la Chiesa incominciano a capire che dietro alle intenzioni dichiarate di offerte di lavoro ci sono rischi e minacce reali per la contaminazione ambientale. Ad esempio l’acqua, che è un elemento fondamentale per la vita dell’uomo, viene sciupata a livelli altissimi cosicché la gente che vive nella valle si ritrova a breve con scarsità di acqua, i pozzi incominciano ad asciugarsi; poi verrà la questione dei drenaggi acidi che avranno come conseguenza che l’acqua a volte non sia più potabile. L’impresa non dirà mai che ci sono conseguenze negative; non ti dirà mai che ci saranno conflitti a causa dell’inquinamento ambientale.

D. – La Chiesa del Guatemala che cosa dice?

R. – La Chiesa si è espressa in tantissimi modi. La Conferenza episcopale ha preso posizione, così la nunziatura apostolica. La diocesi – o le diocesi – in cui queste miniere operano hanno preso posizione, denunciando che quando il profitto personale entra in conflitto con il benessere comune non è moralmente accettabile. Allora subito il governo e la miniera si mettono contro queste persone che si stanno pronunciando, contro gli ambientalisti e anche contro la Chiesa: abbiamo assistito alla criminalizzazione di molte persone. Ancora recentemente, il capo della sicurezza della miniera ha ordinato di uccidere i manifestanti riuniti all’esterno: hanno incominciato a sparare. Lo Stato ha decretato lo stato d’assedio nella zona, ha riempito tutto di militari dicendo che volevano catturare i narcotrafficanti, eccetera … Però, anche i mass media si stanno rendendo conto che questo non è vero, che vogliono andare a caccia dei leader delle comunità che pacificamente hanno manifestato contro questa impresa mineraria.







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