Appello dell'Oxfam: i Paesi del G8 si impegnino contro il "land grabbing"
Tra i temi affrontati durante l'ultimo G8 anche quello del land grabbing, l’acquisizione
di terra su larga scala da parte di Stati e di grandi imprese in Paesi poveri a scapito
delle popolazioni che le abitano e le coltivano. L’impegno del G8, al termine del
vertice, è stato di migliorare la trasparenza negli investimenti fondiari, stabilendo
partenariati coi Paesi in via di sviluppo per attuare le linee guida stabilite dall’Onu.
Lucas Duran ha raccolto in proposito la testimonianza di Elisa Bacciotti,
portavoce di Oxfam Italia, una delle organizzazioni più attive nella lotta contro
il land grabbing:
R. – Il land
grabbing è un’acquisizione di terra su larga scala; una compravendita di terra
da parte di Stati o imprese globali, che però è condotta in spregio dei diritti umani
di chi quella terra la abita e di chi quella terra la coltiva. Tecnicamente si chiama
proprio “accaparramento di terre” per simboleggiare una terra che non è semplicemente
comprata, ma è rubata da sotto i piedi a chi la abita. Dal 2008 in poi il land
grabbing è una pratica che è sempre di più all’ordine del giorno in alcuni Paesi
in via di sviluppo. La terra, infatti, è diventata sempre più scarsa e un bene sempre
più prezioso, che aumenta il proprio valore e che quindi diventa un "oro verde", che
fa gola a troppi e che spesso non è tutelato da leggi che lo mettano al sicuro.
D.
– Perché combattere il land grabbing significa anche andare incontro agli Obiettivi
del millennio, in scadenza nel 2015?
R. – Gli Obiettivi del millennio non potranno
mai essere raggiunti senza regole certe che rispettino i diritti umani dei cittadini.
Oxfam chiede proprio che le comunità del mondo possano avere il diritto di coltivare
e vivere sulla loro terra e, quindi, combattere fame e povertà tramite il proprio
lavoro. Ed è per questo che cerchiamo di tutelare il diritto delle persone a vivere
su quella terra e a non essere scacciati.
D. – Come giudica Oxfam i risultati
del G8 ?
R. – Quest’anno il G8 ha messo per la prima volta in agenda il tema
della terra e dei diritti sulla terra. Il bilancio di questo G8 è abbastanza incoraggiante.
Gli "otto grandi" vogliono lavorare affinché le linee guida dell’Onu sul possesso
di terra e sulla compravendita responsabile siano rispettate. Tuttavia, c’è ancora
molto da fare. In particolare, il G8 deve chiedere alle imprese degli otto Paesi che
operano di rispettare veramente il diritto alla terra delle comunità, per fare in
modo che venga posto fine una volta per tutte alla pratica appunto del land grabbing.
D.
– Quali sono le iniziative che prevedete per mantenere la pressione adeguata, perché
le proposizioni fatte al termine del G8 dagli stessi leader vengano mantenute?
R.
– Oxfam ha costituito con oltre 200 organizzazioni in Gran Bretagna la campagna “Enough
food IF”, che chiede maggiore trasparenza nelle compravendite di terre. Questa campagna
ha ottenuto già qualche risultato e l’idea è che questa continui non solo nel Regno
Unito, ma anche dialogando con altri Paesi del mondo.