Sudafrica: proteste per la visita del presidente Usa Obama, non prevista la visita
a Mandela
Manifestazioni di protesta hanno accolto ieri al suo arrivo a Johannesburg, in Sudafrica,
il presidente americano Obama. Il capo della Casa Bianca ha espresso profonda gratitudine
a Nelson Mandela, l’anziano leader, simbolo della lotta all’apartheid, ricoverato
da molti giorni in una clinica di Pretoria. Al momento non è prevista alcuna visita
del Capo della Casa Bianca all’ex presidente sudafricano che, secondo fonti familiari,
starebbe meglio anche se in condizioni critiche. Per una testimonianza, Benedetta
Capelli ha raggiunto telefonicamente a Pretoria Marco De Ponte, segretario
generale di ActionAid International:
R. – Il Sud
Africa aspetta questo momento, dal punto di vista umano, ormai con la normalità con
la quale si aspetta la fine della vita di un uomo di 94 anni, simbolo per questa nazione
e simbolo per il mondo. Passando sotto la clinica dov’è ricoverato ho avuto una bella
impressione, perché in genere quando ci sono questi momenti c’è anche un po’ di “voyeurismo”,
invece non si respira assolutamente quest’aria. Stando lì si respira assolutamente
l’aria di un “accompagnamento” verso questo passaggio in cui i sudafricani sicuramente
riflettono su quelli che sono stati gli ultimi 30/40 anni della loro storia; riflettono
su quello che questo uomo ha significato per loro e riflettono anche sul fatto che
dopo la vittoria cruciale di 20 anni fa – con la liberazione dall’apartheid
- in realtà questo Paese ha vissuto anche molte contraddizioni: sono ancora forti
le disparità tra bianchi e neri, disparità sociali e dal punto di vista economico
ci sono anche gravi forme di ingiustizia sociale. Quindi, questa è un’occasione sicuramente
per riflettere. Si vedono bianchi e neri con gli occhi lucidi passare di fronte all’ospedale.
Quello che noi tutti viviamo è un fenomeno planetario: questo uomo è stato un simbolo
per tutti ed anche in questo passaggio è uno stimolo a credere veramente nei cambiamenti
possibili.
D. – Le televisioni stanno trasmettendo immagini di persone che
cantano e pregano. Un modo molto bello di accompagnare Nelson Mandela…
R. –
Sì, l’atmosfera è serena, c’è mestizia ma c’è anche qualche sorriso. Un uomo di 94
anni che se ne va avendo dato tutto quello che poteva dare. Ci si ritrova e ci si
abbraccia come si deve fare in queste situazioni.
D. – La storia di Action
Aid in un certo modo si interseca con le battaglie di Nelson Mandela. Lei ha un ricordo
particolare o una frase che l’ha guidata anche nella sua attività?
R. – Mandela
è conosciuto da tutti per la sua lotta contro l’apartheid, però ha capito che
lo sviluppo di un intero popolo dipende dalla volontà politica di farlo uscire da
gravi forme di esclusione sociale. Io ricordo in particolare una sera di febbraio
a Trafalgar Square, quando venne a Londra e parlò a migliaia di persone – si preparava
il vertice di Gleneagles – lui chiaramente disse in molte maniere, ma in buona sostanza,
che senza essere liberi dalla povertà non si è veramente liberi. Questo si interseca
con la storia personale di molti noi, ma si interseca anche con la storia di Action
Aid, si interseca nelle parole, nelle battaglie, si interseca anche nella volontà
di ribadire il fatto che per vincere la povertà bisogna essere radicati sul territorio,
vicini ai luoghi dove la povertà si trova ed essere vicini alla gente. La lotta contro
la povertà non è solo dall’altra parte del mondo: è anche sotto casa e questo può
diventare veramente uno stimolo a mettere in pratica il cambiamento che vogliamo ovunque.
In questo, Mandela è sicuramente un testimone del nostro tempo che non ci dimenticheremo
mai.