2013-06-29 08:16:04

Sudafrica: proteste per la visita del presidente Usa Obama, non prevista la visita a Mandela


Manifestazioni di protesta hanno accolto ieri al suo arrivo a Johannesburg, in Sudafrica, il presidente americano Obama. Il capo della Casa Bianca ha espresso profonda gratitudine a Nelson Mandela, l’anziano leader, simbolo della lotta all’apartheid, ricoverato da molti giorni in una clinica di Pretoria. Al momento non è prevista alcuna visita del Capo della Casa Bianca all’ex presidente sudafricano che, secondo fonti familiari, starebbe meglio anche se in condizioni critiche. Per una testimonianza, Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente a Pretoria Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid International:RealAudioMP3

R. – Il Sud Africa aspetta questo momento, dal punto di vista umano, ormai con la normalità con la quale si aspetta la fine della vita di un uomo di 94 anni, simbolo per questa nazione e simbolo per il mondo. Passando sotto la clinica dov’è ricoverato ho avuto una bella impressione, perché in genere quando ci sono questi momenti c’è anche un po’ di “voyeurismo”, invece non si respira assolutamente quest’aria. Stando lì si respira assolutamente l’aria di un “accompagnamento” verso questo passaggio in cui i sudafricani sicuramente riflettono su quelli che sono stati gli ultimi 30/40 anni della loro storia; riflettono su quello che questo uomo ha significato per loro e riflettono anche sul fatto che dopo la vittoria cruciale di 20 anni fa – con la liberazione dall’apartheid - in realtà questo Paese ha vissuto anche molte contraddizioni: sono ancora forti le disparità tra bianchi e neri, disparità sociali e dal punto di vista economico ci sono anche gravi forme di ingiustizia sociale. Quindi, questa è un’occasione sicuramente per riflettere. Si vedono bianchi e neri con gli occhi lucidi passare di fronte all’ospedale. Quello che noi tutti viviamo è un fenomeno planetario: questo uomo è stato un simbolo per tutti ed anche in questo passaggio è uno stimolo a credere veramente nei cambiamenti possibili.

D. – Le televisioni stanno trasmettendo immagini di persone che cantano e pregano. Un modo molto bello di accompagnare Nelson Mandela…

R. – Sì, l’atmosfera è serena, c’è mestizia ma c’è anche qualche sorriso. Un uomo di 94 anni che se ne va avendo dato tutto quello che poteva dare. Ci si ritrova e ci si abbraccia come si deve fare in queste situazioni.

D. – La storia di Action Aid in un certo modo si interseca con le battaglie di Nelson Mandela. Lei ha un ricordo particolare o una frase che l’ha guidata anche nella sua attività?

R. – Mandela è conosciuto da tutti per la sua lotta contro l’apartheid, però ha capito che lo sviluppo di un intero popolo dipende dalla volontà politica di farlo uscire da gravi forme di esclusione sociale. Io ricordo in particolare una sera di febbraio a Trafalgar Square, quando venne a Londra e parlò a migliaia di persone – si preparava il vertice di Gleneagles – lui chiaramente disse in molte maniere, ma in buona sostanza, che senza essere liberi dalla povertà non si è veramente liberi. Questo si interseca con la storia personale di molti noi, ma si interseca anche con la storia di Action Aid, si interseca nelle parole, nelle battaglie, si interseca anche nella volontà di ribadire il fatto che per vincere la povertà bisogna essere radicati sul territorio, vicini ai luoghi dove la povertà si trova ed essere vicini alla gente. La lotta contro la povertà non è solo dall’altra parte del mondo: è anche sotto casa e questo può diventare veramente uno stimolo a mettere in pratica il cambiamento che vogliamo ovunque. In questo, Mandela è sicuramente un testimone del nostro tempo che non ci dimenticheremo mai.







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