Presentata a Senigallia la campagna "Miseria Ladra": le proposte di Libera per ridare
speranza all'Italia
Una Campagna nazionale che vuol passare dalla denuncia alla proposta per costruire
speranza e fiducia in Italia: è quella lanciata dall’ Associazione Libera di cui
è presidente nazionale don Luigi Ciotti, e dal Gruppo Abele. Oggi la presentazione
dell’iniziativa a Senigallia insieme a quella del dossier intitolato “Miseria Ladra”
con numeri e storie che rivelano un Paese fragile, povero, segnato dalla disoccupazione
e dalla disuguaglianza sociale. Sentiamo Gabriella Stramaccioni dell’Ufficio
di Presidenza di Libera e coordinatrice della Campagna, al microfono di Adriana
Masotti:
R. – In Italia
sta crescendo la povertà relativa, attualmente, sono circa 8 milioni le persone che
vivono con una disponibilità di 500 euro al mese; la povertà assoluta sta aumentando
in maniera vertiginosa: abbiamo tre milioni e mezzo di persone in questo stato. Un
milione di persone soltanto negli ultimi quattro anni sono entrati nel circuito della
povertà assoluta. Negli ultimi dieci anni, il numero degli impoveriti è aumentato
in tutta Italia. Soprattutto il titolo del dossier vuole rendere chiara l’idea con
la quale intendiamo muoverci: ci sono persone che non nascono povere, ma sono rese
povere da un sistema economico e sociale che produce disuguaglianze. Allora, ladro
significa rubare, significa rubare il presente e il futuro a tante persone.
Noi vogliamo cercare di promuovere una sensibilizzazione con tutte le associazioni,
i gruppi, le cooperative che si stanno già da anni impegnando in Italia affinché queste
condizioni vengano rimosse e si possa proporre anche una diversa socialità per tutti,
una diversa dignità della vita umana. …
D. – Voi denunciate, oltre alla povertà,
anche la mancanza di una regia politica nella gestione del welfare, e quindi interventi
che mancano, che sono fatti male in campo sociale …
R. – Sì. Noi abbiamo assistito
al drammatico abbattimento del fondo sociale, il fondo per la non-autosufficienza:
significa che chi è debole, chi è povero, chi soprattutto è in condizione di grave
disabilità non ha più nessun tipo di assistenza. Noi vogliamo quindi che questo fondo
venga di nuovo rifinanziato, così come vogliamo che venga rifinanziato il fondo per
gli affitti: infatti, ci sono persone che non possono pagare l’affitto e sono sotto
sfratto. Chiediamo che ci sia un reddito minimo di inserimento o comunque un qualsiasi
altro dispositivo di tutela che sia maggiormente condiviso e diffuso tra le persone.
La cassa integrazione sta terminando, e noi pensiamo – ad esempio – che la sola social
card sia riduttiva. Quindi c’è una serie di provvedimenti immediati che, secondo
noi, si possono mettere in pratica a Fondo invariato, cioè convertendo alcune spese
che sono state invece improntate per altro – pensiamo alla questione degli F35, degli
armamenti – e che possono essere dirottate su questo Fondo.
D. –Avete avviato
una campagna nazionale proprio per rilanciare la fiducia nell’Italia …
R. –
La fiducia nell’Italia noi dobbiamo darla, perché altrimenti questo Paese appare come
un Paese che non ha più le forze per poter reagire. Noi conosciamo tante esperienze
bellissime, tante accoglienze, tanti operatori sociali che ogni giorno si impegnano
tanto per poter dare delle opportunità alle persone, però le cooperative sociali sono
in difficoltà: molte rischiano di chiudere perché, ad esempio, gli enti locali non
riescono più a pagare. Ridare speranza significa dare immediatamente la possibilità
a tanti operatori di poter fare il lavoro che in questi anni hanno fatto in maniera
egregia: l’assistenza alle persone anziane, ai minori in difficoltà, dare subito opportunità
per fare uscire dal carcere con inserimenti lavorativi … E soprattutto, la scuola:
ci sono moltissimi giovani che ormai non vanno a scuola, c’è un’intera generazione
che si sta bruciando. Ogni anno il numero di coloro che si iscrivono all’università
è in diminuzione, anche perché l’università è diventata un lusso …
D. – Tante
proposte, quindi, ma come farete a farle arrivare “a destinazione”, cioè a chi poi
decide e amministra il bene comune?
R. – Noi consegneremo questa piattaforma
al presidente della Camera e al presidente del Senato; chiederemo loro di istituire
una giornata all’interno del Parlamento nel corso della quale si possano dare risposte
adeguate, quindi una giornata in cui il Parlamento si dedichi completamente a ragionare
su come uscire da questa crisi che non è soltanto economica, ma è anche sociale e
culturale. Chiediamo una giornata di riflessione, possibilmente in occasione della
Giornata mondiale dell’Onu per la lotta alla povertà, che è il 14 ottobre. E poi proporremo
una cosa analoga a tutte le Regioni: che ci sia una giornata in cui il Consiglio regionale
ragiona sulle priorità sociali da prospettare al Paese.