L'Antoniano di Bologna perde l'ultimo dei suoi fondatori, padre Berardo Rossi
L’Antoniano di Bologna si sente un po' orfano: è morto, infatti, all’età di 91 anni
padre Berardo Rossi, l’ultimo ancora in vita dei quattro fondatori dell’opera. Fu
direttore della famosa istituzione francescana dal 1961 al 2000. Questa mattina nelle
due chiese di Parma e Bologna rette dai Frati minori sono stati celebrati i funerali.
Studioso, scrittore, giornalista, storico, critico d’arte, autore televisivo e radiofonico
ha lasciato un grande vuoto in quanti hanno collaborato con lui in un’opera che divenne
la sua missione di vita e in cui spese tutto se stesso. Amava dire “Non lavoriamo
per l’Antoniano. Siamo dell’Antoniano”. Il servizio di Luca Tentori:
“Lo Zecchino
d’oro” è una delle istituzioni nazionali: generazioni di piccoli e grandi sono affezionati
alle note del “Piccolo coro” dell’Antoniano di Bologna. Televisione e radio hanno
consacrato questa semplice manifestazione canora per bambini in un evento famoso e
atteso, un pozzo prezioso dove pescare belle canzoni e ricordi, la colonna sonora
di genitori e figli. Un’esperienza pionieristica negli anni ’60, ma curiosamente fu
proprio padre Berardo Rossi il più contrario all’impresa, salvo poi diventare colui
che più di ogni altro amò e curò la manifestazione. Padre Berardo si è spento ieri
nel convento dei frati minori di Parma, dove si era ritirato nel 2003. Trasformò l’Antoniano
in un vivace laboratorio di programmi per l’infanzia e la famiglia grazie ai suoi
interessi culturali, alla capacità di vedere in prospettiva, di tenere i rapporti
con le istituzioni, i musicisti, gli scrittori, i giornalisti e il suo stesso slancio
artistico di autore. In molti ricordano la sua figura paterna e affettuosa, il suo
modo di essere frate testimoniando il Vangelo in quel nuovo e particolare ambito.
Correva
l’anno 1953 quando pose la prima pietra dell’Antoniano insieme ai confratelli padre
Ernesto Caroli, padre Gabriele Adani e padre Benedetto Dalmastri. Il primo impegno
fu per sfamare i poveri di una Bologna uscita malconcia dal secondo conflitto mondiale.
Poi dal 1961 si aggiunse l’avventura dello “Zecchino d’oro” e la scelta del “Piccolo
coro” con Mariele Ventre. Oggi la sua opera continua e il successore alla guida dell’Antoniano,
padre Alessandro Caspoli, lo ricorda così:
“L’attenzione alla cultura,
ai poveri e all’infanzia è stata l’espressione di come un francescano ha cercato di
realizzare concretamente quale era lo spirito che Francesco gli ha insegnato, iniziando
negli anni ’50 con i poveri della città e poi allargandosi a tutto il mondo della
cultura. Lascia una grande professionalità, una grande dedizione e una grande passione
per quello che faceva. Penso che questo sia quello che ha distinto l’Antoniano in
questi decenni”.