La Chiesa brasiliana denuncia l'aumento delle violenze sugli indios
Luìs Badilla Morales, Radio Vaticana In Brasile,
ma anche in Colombia e Argentina, ci sono minoranze indigene che subiscono le violenze
dei proprietari terrieri, latifondisti. Una questione che sta molto a cuore a Papa
Francesco che ha recentemente ricevuto Félix Díaz, leader dell’etnia Qom della comunità
argentina “La Primavera”. E' un vero e proprio scontro culturale e antropologico tra
chi considera la terra un mezzo per arricchirsi e popolazioni indigene che hanno con
essa un legame ontologico. Persone che si considerano esseri umani dotati di libertà
e dignità, nella misura in cui possono vivere sulla propria terra. Nel momento in
cui la terra gli viene tolta, spesso in modo violento, o reagiscono con altrettanta
violenza o si abbandonano a comportamenti autolesionistici: come il suicidio o l'alcolismo.
Il governo brasiliano, teoricamente, ha delle buone leggi. Ma in realtà - come denuncia
il rapporto - fa molto poco per risolvere la questione. Dovrebbe infatti 'marcare'
le terre degli indios per proteggerle dallo sfruttamento selvaggio, ma la procedura
va avanti molto lentamente.
Pubblicato il Rapporto del Consiglio Missionario
Indigeno, (Cimi) - istituzione pastorale della Chiesa del Brasile - sulle violenze
contro i popoli aborigeni. Dati gravissimi sull'aumento delle violenze contro le popolazioni
indigene dell'America latina. Secondo il rapporto, nel 2012 è stato assassinato un
aborigeno ogni sei giorni. In particolare, negli ultimi dieci anni, 2002-2012, in
Brasile sarebbero stati uccisi 563 indigeni nel contesto della grande questione della
proprietà della terra che vede opporsi indios e latifondisti e vede protagonisti,
spesso, gruppi armati assoldati dai grandi proprietari. (A cura di Fabio Colagrande)