Il sindaco di Roma, Marino: impegno per ultimi e periferie, presto l’incontro con
il Papa
Nella Festa dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, il nuovo sindaco della città,
Ignazio Marino,ha rilasciato la sua prima intervista alla Radio Vaticana,
soffermandosi in particolare sull’impegno comune della Chiesa e dell’amministrazione
capitolina per i cittadini più deboli. L’intervista è stata realizzata da Luca
Collodi e Alessandro Guarasci:
R. - La giornata
è iniziata con un colloquio molto importante, relativo anche alla festa, perché questa
mattina, alle 8, ho chiamato il Quirinale per fare personalmente gli auguri di buon
compleanno a Giorgio Napolitano e il presidente ha ricambiato gli auguri, dicendo:
“Anche io devo fare gli auguri, perché oggi è la Festa dei Santi Pietro e Paolo, Patroni
di Roma, e quindi una festa importante per la città”. E' anche una festa consolidata
nella memoria della nostra città, come consolidato è il forte e importante ricordo
del martirio dei Santi Pietro e Paolo che viene, appunto, celebrato non solo come
festa religiosa - in questa occasione nella Basilica di San Paolo, dal 28 al 30 giugno,
si svolgeranno diverse celebrazioni religiose - ma è anche animata da manifestazioni
più popolari, come giochi, musica, sport, proprio in ricordo dei nostri Santi Patroni.
D. - Come possiamo vedere il rapporto, in una città multietnica e socialmente
avanzata come Roma, tra Chiesa e comunità civile?
R. - Roma è il centro della
cristianità e quindi deve anche essere al servizio di tutti quei pellegrini che giungono
nella nostra città da ogni luogo della terra. Tra qualche giorno avrò lo straordinario
onore di un’udienza dal Santo Padre e certamente quello dell’accoglienza, del pellegrinaggio,
dei viaggi che portano tante persone da ogni angolo del pianeta in questa città, anche
per motivi religiosi, sarà uno degli argomenti che affronterò, perché credo che debba
esserci maggiore cura al riguardo. Credo che Roma su questo debba avere un impegno
preciso. E’ una responsabilità di carattere globale.
D. - All’Angelus di oggi,
il Papa ha detto che “La Chiesa di Roma è fondata sul martirio e non sul potere”.
Questa è una frase che merita un commento…
R. - Vorrei distinguere, almeno
nella mia visione, che la parola “potere” deve essere considerata come un verbo -
“potere fare”, “potere agire”, “potere migliorare”, “potere servire” - e non come
un sostantivo, il sostantivo potere. Sono due concetti diversi. Spero di poter dimostrare
insieme alla Giunta, fatta di persone competenti nelle diverse aree strategiche, che
per noi “potere” non è un sostantivo, ma è un verbo al servizio della città.
D.
- Lei ha visitato la mensa Caritas. Soprattutto nelle periferie di Roma, ma oggi anche
in realtà del centro, vista la crisi la Chiesa offre un grande aiuto alle istituzioni
pubbliche a sostegno dei più deboli e dei più poveri. E' una collaborazione, secondo
lei, da continuare e da sviluppare?
R. - Non è solo una collaborazione da continuare
e da sviluppare quella tra il mondo delle associazioni religiose, la Caritas e il
servizio ai più deboli, ma deve essere anche valorizzata! Questa settimana, ad esempio,
io ho voluto che venisse sbloccato tutto quell’insieme di permessi che garantiranno
alla Caritas di avviare un nuovo centro di ospitalità, un nuovo dormitorio a Via Marsala.
Insomma Comune, associazioni, chiese debbono darsi una mano e bisogna che si inizi
proprio da coloro che sono rimasti indietro. Io non credo che Roma possa diventare
una comunità, se non si dà valore alle funzioni di coloro che servono i più deboli
e i più poveri. Roma diventerà una comunità - io ne sono certo! - proprio perché noi
inizieremo a lavorare dalle periferie, da coloro che sono rimasti indietro.