Una grande mostra di respiro europeo a testimonianza della vitalità artistica nelle
Marche del ‘600. Si intitola “Da Rubens a Maratta” e fino al 15 dicembre negli spazi
di Palazzo Campana e del Museo Civico di Osimo, offrirà alla contemplazione del pubblico
100 opere di grandi maestri del 17.mo secolo provenienti prevalentemente dalle chiese
del territorio e quindi poco conosciute. Il servizio di Paolo Ondarza:
Poco conosciuto,
ma indubbiamente significativo nel panorama culturale del Seicento, il patrimonio
artistico delle Marche ritrova il suo ruolo di protagonista nella mostra allestita
ad Osimo, occasione unica per scoprire la vitalità della realtà pittorica del territorio.
Artisti locali quali Sassoferrato e l'universalmente celebrato Maratta, forestieri
quali Pomarancio, Rubens, Bernini, Reni, Guercino, Gentileschi, Vouet, tutti riuniti
in un'imponente e suggestiva rassegna. Il curatore e critico d'arte, Vittorio
Sgarbi:
“È un patrimonio poco conosciuto, ma di prima grandezza; questo
è un dato fondamentale. Non mostriamo il Barocco delle Marche, ma il Barocco nelle
Marche, rendendo questa regione un territorio che coincide, nei suoi limiti spirituali
ed estetici, con lo Stato Pontificio sia per la presenza del cardinal Gallo a Osimo,
sia per quella del più importante santuario mariano, la Santa Casa di Loreto. Noi
ci troviamo in una specie di estensione dello Stato Pontificio. Dopo Rubens, arrivano
nelle Marche opere di Guido Reni, di Guercino, di Gentileschi... Quindi tutti i grandi
maestri della pittura barocca sono nelle Marche con opere meno conosciute, ma altrettanto
importanti. Poi ci sono i nati nelle Marche, come Maratta, uno dei grandi pittori
italiani – un Raffaello rinato -. Per cui, tutto è al più alto grado, ma con il vantaggio
- per chi viene a vedere queste opere - di vedere opere che sono conservate nelle
Marche prevalentemente nelle chiese e quindi molto meno conosciute di alcune degli
stessi autori che sono a Roma”.
Esposti sculture, oreficerie sacre e pregiati
arazzi quali quello del Museo Diocesano di Ancona, disegnato da Rubens e in perfetto
stato di conservazione:
“La presenza di Rubens è documentata sul piano pittorico
dal dipinto di Fermo, e sul piano dell’estensione del suo gusto, in alcuni arazzi.
Tra questi troviamo L’Assunzione - qui esposto - che è stato realizzato tra gli anni
20’ – 30’ del Seicento su un cartone, su un disegno di Rubens”.
Degna di
nota un’opera giovanile di Guido Reni, recentemente scoperta, ma non è l’unica all’interno
della mostra.
“È impressionante un dipinto di Gentileschi, il padre di
Artemisia e amico di Caravaggio, che è una circoncisione monumentale molto importante.
Abbiamo avuto anche qualche problema a sistemarla affinché si potesse vedere a distanza.
Vicino a quella, ne troviamo un’altra, altrettanto importante, di Simon Vouet, il
più importante caravaggesco francese, che è L’Ultima Cena. Questa è la sua ultima
opera dipinta in Italia, prima di andare a lavorare a Parigi. È una composizione impressionante
in cui convivono Caravaggio e Rubens”.
La mostra continua anche fuori dalle
sedi espositive suggerendo al visitatore itinerari per le Marche, alla scoperta dei
tesori artistici e delle testimonianze dell’epoca dello Stato Pontificio.
“Ci
sono dei percorsi nella città. Le opere degli autori sono mostrate nel palazzo, altre
sono ancora visibili nelle chiese in cu si trovano”.