2013-06-27 07:47:25

Siria: oltre centomila i morti in due anni. Allarme Unicef per i bambini


In Siria proseguono le violenze. Le milizie fedeli al presidente Assad hanno riconquistato ieri una località strategica nei pressi di Homs, con l’aiuto determinante degli Hezbollah libanesi. E secondo gli ultimi dati forniti da una delle piattaforme di attivisti anti-regime, sono oltre centomila i morti nei due annni e mezzo di conflitto. Intanto il wall Street Journal sostiene che gli Stati Uniti sarebbero pronti a rifornire di armi i ribelli entro un mese. La svolta seguirebbe le rivelazioni sull’utilizzo di armi chimiche da parte dell’esercito di Assad.

Nel frattempo, secondo l’Unicef 72 bambini nascono ogni settimana e la maggior parte delle donne attraversa il confine siriano per andare a partorire nel campo profughi di Za’atari, in Giordania. Per le donne, ma soprattutto per i neonati, serve tutto, a partire dai pannolini. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia:RealAudioMP3

R. – E’ proprio una situazione drammatica, che del resto noi facciamo presente da due anni, dall’inizio, da quando è scoppiata la crisi in Siria, prevedendo questi numeri già circa un anno fa. Adesso, siamo nel momento proprio culminante della crisi, dove c’è bisogno di aiuto, c’è bisogno di tanto aiuto e di essere presenti sul posto con i mezzi necessari con gli aiuti necessari.

D. – Il campo di Za’atari, con le sue 120 mila persone, è diventato il secondo campo profughi più grande al mondo. Cosa manca in generale?

R. – Il campo di Za’atari, per avere un’idea, non è altro che una città italiana di media dimensione di oltre 120 mila abitanti. In questa città non c’è nulla: non ci sono palazzi, non ci sono case, ci sono soltanto tende, rifugi di emergenza, roulotte o container. In questa città manca tutto e tutto deve essere portato in in modo da poter soddisfare le esigenze di tutta la popolazione: dall’acqua ai generi di prima necessità, agli alimenti. Poi, manca naturalmente l’istruzione. L’Unicef, a questo punto, non chiede qualcosa di preciso, chiede un aiuto economico. perché noi come Unicef dobbiamo avere la possibilità di disporre di aiuti.

D. - C’è un altro problema che riguarda anche l’impennata delle temperature estive. Questo determina seri rischi anche per i bambini, perché ricordiamo che le condizioni igieniche sono abbastanza precarie…

R. – Certo, questo determina sicuramente un’aggravarsi della crisi per via delle vaccinazioni che per noi restano comunque uno dei primi interventi che effettuiamo per quanto riguarda il settore sanitario. Ma, in questo momento, l’aumento della temperatura crea maggiore attenzione al problema dei contagi delle epidemie e quindi è necessario intervenire, ma intervenire in maniera programmata attraverso la collaborazione di tutti gli operatori che sono presenti nel settore. Quello che noi facciamo come Unicef è coordinare gli interventi per l’infanzia. Lo facciamo e ci viene riconosciuto questo ruolo. L’Unicef aveva programmato a suo tempo 470 milioni di dollari necessari per un intervento concreto e che potesse modificare la realtà. Abbiamo raccolto soltanto 300 milioni. Ne mancano parecchi all’appello.

D. - Per far capire l’importanza e la grandezza del vostro intervento è bene sottolineare che dall’inizio dell’anno sono quasi nove milioni le persone che voi avete aiutato. Purtroppo, c’è bisogno di interventi ancora maggiori...

R. – C’è bisogno di interventi ancora maggiori. Questi campi profughi realizzati nei Paesi limitrofi alla Siria dove la gente è costretta a scappare – non dobbiamo dimenticare che all’interno della Siria ci sono anche gli sfollati che hanno bisogno di aiuto – sono destinati ad aumentare sempre di più, perché i siriani vedono in questo la possibilità di trovare un rifugio sicuro. E’ necessario quindi intervenire in questi campi con urgenza, ma in maniera appropriata. Quello che si verifica in queste realtà è facilmente comprensibile: poter organizzare tutta la logistica all’interno del campo, che non è certamente una cosa semplice. Con gli operatori che abbiamo, cerchiamo di realizzare anche centri per i bambini, centri a misura di bambino, dove i bambini vengono seguiti per cercare di distoglierli dalla guerra e dal dramma che hanno vissuto.







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