La Corte Suprema Usa apre ai matrimoni gay. "Un giorno tragico" secondo i vescovi
americani
“Un giorno tragico per gli Stati Uniti”. Così i vescovi americani commentano il pronunciamento
della Corte Suprema Usa, che mercoledì ha definito incostituzionale il Defence Marriage
Act, la legge federale secondo cui il matrimonio è solo tra uomo e donna. Esulta invece
il presidente Usa, Barack Obama, che parla di “passo storico verso l’uguaglianza”,
“una vittoria per la comunità gay e per la democrazia americana". Il servizio di Paolo
Ondarza:
Definire il
matrimonio solo tra uomo e donna è incostituzionale. La Corte Suprema Usa boccia il
Doma, "Defence marriage Act", in quanto secondo i giudici violerebbe il quinto emendamento
sulla difesa delle libertà individuali. L'opinione di Antonio Baldassarre,
presidente emerito della Corte Costituzionale:
R. – La Corte suprema federale
ha sempre interpretato i diritti dell’uomo della Costituzione americana come diritti
strettamente individualistici, cioè dati all’individuo isolato dalle relazioni sociali
e dal contesto sociale. Non è un caso che in America i diritti sociali siano sconosciuti.
Ma qui c’è una contraddizione, secondo me: la famiglia è qualcosa che va oltre la
sfera della privatezza, perché riguarda un istituto sociale. La famiglia è fondata
sul matrimonio tra persone di sesso diverso, è la struttura base della stessa società.
Certo, hanno ignorato buona parte della cultura attuale americana. E’ uno strappo
paragonabile a quello che ci fu nel 1973, quando si riconobbe addirittura il diritto
della donna di abortire fino a tre mesi di gravidanza.
D. – Nella definizione
di matrimonio non è implicito il riconoscimento di un ruolo materno, che assicuri
la procreazione, assicuri la sopravvivenza della specie umana?
R. – La parola
stessa “matris monium” fa riferimento alla madre, quindi anche alla procreazione.
Questa è un’altra difficoltà, perché è chiaro che un’unione di persone dello stesso
sesso è difficile possa essere riconosciuta come esempio di matrimonio.
Il
pronunciamento della Suprema Corte Usa è salutato come una vittoria dalla comunità
gay americana. Il presidente Obama parla di “passo storico” verso l’uguaglianza e
su Twitter scrive: “L’amore è amore”. Una sentenza sbagliata per la Conferenza episcopale
americana, che in un comunicato a firma del presidente, l’arcivescovo di New York,
Timothy Dolan, parla di un "giorno tragico per la nazione”. “Il bene di tutti – scrivono
i presuli – dipende da una società che si sforza di rispettare la verità del matrimonio
tra uomo e donna". Le parole dei vescovi riecheggiano quelle dell’allora cardinale
Bergoglio che nel 2010, alla vigilia dell’approvazione della legge argentina sui matrimoni
gay, scriveva: “E’ in gioco il rifiuto totale della legge di Dio. Prendere atto di
un'oggettiva differenza non significa discriminare. Il nostro codice civile – proseguiva
il futuro Papa Francesco – non discrimina quando esige il requisito di essere uomo
o donna per contrarre matrimonio, ma riconosce una realtà naturale".
La Corte
Suprema Usa non si è pronunciata invece sulla legge che in California ha vietato il
matrimonio gay, ma ne ha suggerito l’abolizione ad una corte federale. Attualmente,
sono 12, su un totale di 50, gli Stati americani dove gay e lesbiche possono sposarsi.
Che peso avrà il verdetto di ieri? Risponde il giurista Carlo Cardia:
R.
– Che adesso i singoli Stati sono liberi di adottare legislazioni che prevedono il
matrimonio per persone dello stesso sesso, senza andare incontro all’obiezione di
incostituzionalità.
R. – Si pone in contrasto con la visione del matrimonio
e della famiglia delle carte internazionali dei diritti umani. L’Occidente si trova
in questa posizione di contraddizione. Quindi, è uno stravolgimento completo della
realtà antropologica dell’istituto matrimoniale e famigliare.
D. – Dicendo
che è incostituzionale definire il matrimonio solo tra un uomo e una donna non si
sovverte il diritto naturale?
R. – Assolutamente vero. La logica giuridica
è questa. E’ questo il punto, è questo il rovesciamento. La logica umana porta che
se io affermo "A", tutte le conseguenze di "A" poi le devo accettare.