Don Balducchi sul dl carceri: non risolve ma migliora la situazione
Per il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, il provvedimento sulle carceri
approvato mercoledì è solo un primo atto di un progetto più ampio. Per il ministro,
l’obiettivo è depenalizzare una serie di reati, puntando sulle pene alternative o
sulla messa alla prova. Alessandro Guarasci ha sentito don Virgilio Balducchi,
ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane:
R. – Serve a
rallentare in qualche maniera la situazione, in modo che possa esserci un momento
di respiro nel discorso dell’emergenza carcere, perché cerca di fare entrare meno
persone in carcere e di facilitare l’uscita dal carcere, in percorsi di responsabilità
sul territorio, tipo i lavori socialmente utili, per le persone socialmente meno pericolose.
Si sa che non è la soluzione del problema …
D. – Ma questo che cosa vuol dire,
secondo lei? Bisogna lavorare più stabilmente sulle pene alternative e sulla messa
alla prova?
R. – Sicuramente, bisognerà lavorare molto di più in questo senso.
Ma questo avverrà soprattutto se il governo riuscirà a riformare l’amministrazione
della giustizia, che veda il carcere come l’estrema ratio. E invece, per tutta una
serie di reati e di illegalità, utilizzare strumenti che non prevedano come pena il
carcere, ma pene di responsabilità sociale. Chiederei poi alle comunità cristiane
di essere più disponibili all’accoglienza per percorsi di ri-socializzazione e di
riconciliazione.
D. – Lei si è chiesto perché in Italia il braccialetto elettronico
non sia mai decollato?
R. – Sinceramente, non lo so. So solo che hanno speso
molti soldi per niente, anche se il braccialetto elettronico – per quanto mi riguarda
– non lo considero una misura che permetta alla persona in quanto tale di decidere
di cambiare il proprio comportamento rispetto all’illegalità.
D. – Si parla
anche di amnistia ed è indicato come uno degli strumenti per risolvere il problema
del sovraffollamento. Secondo lei, lo è davvero?
R. – L’amnistia, oggi come
oggi, dovrebbe servire a fare in modo di azzerare un gran numero di procedimenti in
corso e che non hanno soluzione veloce. Potrebbe essere addirittura uno strumento
per dire: ok, facciamo un atto di conciliazione sociale e, a partire da quello, costruiamo
una migliore giustizia.
D. – Molte persone sono in carcere per reati collegati
alla tossicodipendenza o all’immigrazione non regolare. Sono leggi, queste, che vanno
riviste?
R. – Sicuramente vanno riviste, tanto è vero che qualcosa, anche nel
decreto, è rivisto. Siamo già su questa strada: alcune leggi che erano molto "carcerizzanti"
hanno avuto qualche modifica all’interno della proposta. Speriamo che si vada un po’
più avanti.