2013-06-27 14:10:45

Concluse le "Giornate Lateranensi" dedicate alla Gmg di Rio 2013


Si sono concluse ieri le “Giornate Lateranensi” dedicate alle sfide educative per le giovani generazioni. L’iniziativa ha visto confrontarsi esponenti del mondo delle istituzioni, delle imprese, della diplomazia e dell’università, in vista della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Il servizio di Davide Dionisi:RealAudioMP3

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli. A 25 giorni all’inizio della 28.ma Giornata Mondiale della Gioventù di Rio, il motto di Rio ha riecheggiato nell’aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense dove in questi giorni cattedratici, economisti, esponenti di governo hanno voluto confrontarsi tra loro e con le autorità ecclesiastiche per trovare nuove strade utili a valorizzare e incoraggiare le nuove generazioni in un momento di profonda crisi economica e valoriale. Un primo bilancio della due giorni promossa dall’ateneo pontificio, lo ha tracciato il rettore, mons. Enrico Dal Covolo:

R. – Si è voluto toccare un po’ tutti i temi sensibili, di fronte ai quali i giovani si trovano sfidati, specie quei giovani che vogliono portare avanti l’annuncio cristiano in questa società. Li abbiamo sistematicamente affrontati, così da provocare i giovani stessi e farli un pochino uscire dal bozzolo in cui noi li abbiamo costretti. Ecco: devono liberare, sprigionare le loro energie di rinnovamento per una società migliore.

D. – Come vede il significato di questi appuntamenti nella strategia pastorale della Chiesa universale del terzo millennio?

R. – Soprattutto nella vecchia Europa, nell’orizzonte euroatlantico, stiamo vivendo un momento paradossale: i giovani, anziché essere valorizzati come dovrebbero, sono persone che danno un po’ fastidio e si vorrebbe quasi farne a meno. Di fatto, sono emarginati. E hanno ragione quei sociologi che parlano di una generazione dimenticata. Ora, io sono convinto che questi appuntamenti, queste occasioni – specialmente le Giornate Mondiali della Gioventù – siano veramente preziosi, perché si rimetta un poco a posto la nostra mentalità e il nostro modo di fare. I giovani, cioè, sono quella forza essenziale di rinnovamento senza la quale una società si trova a morire: morire perché manca di speranza, morire perché manca di prospettive, morire perché manca di giovani. Ecco, noi dobbiamo ridare ai giovani la fiducia e la responsabilità di lavorare veramente per questa società e per questa Chiesa. Il protagonismo giovanile non è un pallino di alcuni, è la necessità di tutti, è un’esigenza vitale.

Ultimo aggiornamento: 28 giugno







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