Centrafrica. L’arcivescovo di Bangui: “Il Paese sta morendo lentamente”
“Il Centrafrica è un Paese che sta morendo lentamente” e la cui “coesione sociale
è seriamente compromessa”. A rilanciare l’allarme dei vescovi centrafricani è l’arcivescovo
di Bangui, mons. Diudonné Nzapalainga. Il presule – riporta l’agenzia Apic - si trova
in questi giorni in Francia per sensibilizzare l’opinione pubblica e il governo francese
su quanto sta accadendo nel Paese, devastato dalle violenze dei ribelli della Séléka,
perpetrate dopo il colpo di stato che il 24 marzo ha portato al potere l’ex capo della
ribellione, Michel Djotodia. Prima di incontrare martedì i rappresentanti del Ministero
degli Esteri francese, il presule ha incontrato le organizzazioni cattoliche francesi
e la stampa con le quali ha condiviso le preoccupazioni della Chiesa centrafricana
per la drammatica situazione del Paese. “Non solo le ripetute esazioni di Séléka
contro i cristiani hanno creato tensioni religiose, ma l’invio di 'signori della guerra'
nelle diverse regioni del Paese sta creando dei feudi" che sfuggono al controllo del
governo centrale, ha dichiarato l’arcivescovo, aggiungendo che lo “Stato è minacciato
nelle sue fondamenta”. Le dichiarazioni di mons. Nzapalainga seguono il forte messaggio
pubblicato nei giorni scorsi dell’episcopato centrafricano al termine dell’Assemblea
ordinaria svoltasi a Bimbo dal 12 al 23 giugno, che definisce “inaudito” l’attuale
momento storico del Paese, incoraggiando l’istituzione di “una piattaforma di dialogo
tra leader religiosi cattolici, protestanti e musulmani”, anche per “dissipare eventuali
tensioni religiose” e invitando a contrastare tutto ciò che “frena lo sviluppo della
nazione”, come “il nepotismo, il clientelismo, la corruzione, l’impunità, l’accaparramento
dei beni pubblici e la violazione dei diritti umani”. (A cura di Lisa Zengarini)