“Ich bin ein Berliner”: 50 anni fa lo storico discorso di Kennedy a Berlino
Ich bin ein Berliner, “Io sono un berlinese”. Il 26 giugno di 50 anni fa, John
F. Kennedy pronunciava il suo storico discorso a Berlino, città divisa in due dopo
l’innalzamento di un muro da parte dei sovietici. Le parole del presidente americano,
che sarebbe stato ucciso pochi mesi dopo a Dallas, restano tuttora un esempio di oratoria
e soprattutto un appello vibrante in favore della libertà. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“All free
men, wherever they may live…” “Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino
di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: 'Ich bin ein Berliner'”.
Ci
sono discorsi che il tempo non intacca, perché il messaggio che portano è superiore
alla forza delle parole. Uno di questi casi è certamente il discorso che John F. Kennedy
pronunciò 50 anni fa alla Porta di Brandeburgo di Berlino. In piena Guerra Fredda,
con la crisi missilistica di Cuba affrontata pochi mesi prima, Kennedy sottolineò
che “la libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero”.
Sulle ragioni che hanno reso memorabile questo discorso, il commento dell’americanista
dell’Università di Genova, Ferdinando Fasce:
“Credo che la forza
principale di questo discorso consista nella capacità di Kennedy di superarsi. Ci
sono tre grandi iniziative kennediane, nello stesso periodo: il discorso che tenne
all’American University, il 10 giugno del '63, in cui parlò per la prima volta di
pace e avviò il primo progetto di limitazione agli esperimenti nucleari; il discorso
di Berlino, con il richiamo ad un valore universale come la libertà; e poi il fatto
che di lì a poco Kennedy avrebbe messo mano per la prima volta al progetto per la
riforma sui diritti civili, che sarebbe poi diventata legge con Johnson. Si trattò
di un modo di immaginare il possibile, di andare al di là dei limiti posti dalla situazione
internazionale dell’epoca e anche dei limiti dello stesso Kennedy”.
Pochi
mesi dopo il discorso a Berlino, il 22 novembre del 1963, JFK veniva ucciso a Dallas.
Cinquant’anni dopo, il giudizio sulla sua presidenza è ancora dibattuto da parte degli
storici. Ma per l’opinione pubblica mondiale, Kennedy resta un’icona, un esempio di
leadership coraggiosa. In un qualche modo, il suo mito vince dunque il limite di una
vita e di una esperienza politica incompiuta. Ancora il prof. Fasce:
“E’
uno di quei casi, in cui c’è una profonda divaricazione fra l’opinione degli studiosi
e degli specialisti e l’opinione degli osservatori in generale, l’opinione pubblica,
anche nel corso del tempo. La tragica, la drammatica conclusione della sua vita, ha
automaticamente trasferito Kennedy nel mito del possibile”.