Rapporto di Medici senza Frontiere Italia: crisi dimenticate dai media, il pubblico
chiede meno gossip
Gli italiani – oltre il 60% - chiedono dai media maggiori informazioni sulle emergenze
e sulle organizzazioni umanitarie, e quasi l’80% desidera meno gossip. Da qui la Lettera
aperta di Medici senza Frontiere Italia rivolta a editori e vertici della stampa,
in occasione della presentazione, ieri a Roma, del “9° Rapporto sulle crisi umanitarie
dimenticate dai media”, arricchito da due ricerche dell’Osservatorio di Pavia e dell’Eurisko.
Il servizio di Roberta Gisotti:
Si potrebbe
dire che tra le crisi dimenticate in Italia vi sia proprio quella della stampa. Nel
2012 i telegiornali di prima serata, nelle sette reti generaliste Rai, Mediaset e
La sette, hanno infatti dedicato a crisi ed emergenze umanitarie e sanitarie appena
il 4 per cento dei loro servizi contro il 10 per cento registrato nel 2006. E laddove
si parla di crisi, per due terzi si riportano notizie di guerre e conflitti. In un
anno solo 7 servizi sull’Aids, di cui 4 coinvolgevano personaggi di spettacolo, 11
sulla fame nel mondo. Quasi invisibili i conflitti interni della Repubblica democratica
del Congo: 3 notizie, cosi anche la malnutrizione in Niger: 4 notizie, e i bisogni
della popolazione di Haiti: 2 notizie. Va meglio con le calamità naturali più spettacolari:
26 servizi. Come reagire a questa emergenza informativa? Loris de Filippi presidente
di Medici senza frontiere Italia.
R. - Ad oggi c’è stato un calo preoccupante.
Siamo al minimo storico rispetto le notizie, quelle internazionali, di un certo peso.
Quest’anno nel nostro rapporto ci sono Paesi come il Sud Sudan, come la Repubblica
democratica del Congo, il Ciad, la Repubblica centrafricana, situazioni gravissime
che pochissimi media hanno avuto il coraggio di mettere in onda forse perché l’audience
sarebbe calata in maniera preoccupante o forse no...
D. - Secondo lei è un
problema che riguarda i media o davvero, come loro dicono, queste notizie non interessano
i cittadini, oppure si vuole far sì che i cittadini non siano informati?
R.
- Dalla ricerca Eurisko sappiamo che i cittadini invece vogliono essere informati
e segnalano questo disequilibrio pericoloso tra notizie di costume e notizie molto
importanti che non vengono date. Facciamo un esempio. La situazione nella Repubblica
centrafricana è stata veramente incredibile: un colpo di Stato sanguinoso, tre quattro
mesi fa, non ha ricevuto la minima attenzione, mentre nello stesso periodo, o poco
prima, si prestava moltissima attenzione a questa fine del mondo predetta dai Maya,
che fortunatamente non ha avuto nessun tipo di riscontro ma oggettivamente le due
notizie non potevano stare in equilibrio. E’ invece importantissimo sottolineare quello
che sta succedendo nei Paesi. Un altro esempio è quello della Siria. Sebbene ci siano
state parecchie notizie in questo periodo, queste riguardano quasi esclusivamente
i tentativi di accordi di pace e pochissime descrivono la situazione umanitaria gravissima
in cui questo Paese giace. Per cui il nostro accorato appello va in questa direzione.
D.
- Una lettera aperta che richiama i giornalisti in qualche modo fare il loro mestiere
con professionalità…
R. - La cosa importantissima è che i giornalisti l’hanno
sottoscritta. Molto spesso sono gli editori, sono i capi delle testate che dovrebbero
essere sufficientemente sensibili. La giornata di oggi la dedichiamo a loro.