India. La Caritas: grave la situazione in Uttarkhand. Si rischia un’epidemia di colera
"Ci sono danni di grave entità ovunque. La maggior parte delle case è stata spazzata
via, i terreni continuano a franare e non è ancora possibile piantare tende per dare
ospitalità ai sopravvissuti. Ci vorrà almeno un'altra settimana e mezza prima che
la situazione inizi a migliorare". Babita Alick, responsabile progetti per il Disaster
Management della Caritas India, presenta all'agenzia AsiaNews la situazione in Uttarkhand,
Stato settentrionale dell'India, colpito da oltre una settimana da copiose alluvioni.
Accanto agli operatori di governo ed esercito, la Chiesa indiana e la Caritas sono
in prima linea nelle operazioni di soccorso e assistenza delle vittime: almeno 1.000
sono le morti certe, ma i dispersi sarebbero decine di migliaia. "Come Caritas - spiega
Babita - abbiamo appena concluso il primo ciclo di interventi e sta per partire il
secondo. Al momento si tratta di operazioni di soccorso, è ancora troppo presto per
avviare programmi di riabilitazione delle vittime. Ci vorrà del tempo prima che la
gente possa tornare alla normalità". Intanto si teme possa esplodere un'epidemia di
colera: da qualche giorno sono in aumento i casi di dissenteria, febbre e vomito,
a causa delle condizioni terribili in cui vive la gente. La pioggia battente rende
difficile le operazioni di soccorso e molti sopravvissuti sono intrappolati nel fango,
spesso feriti, con poco cibo, acqua sporca e vicino a cadaveri. Per questo la Caritas
si avvale dell'aiuto della Catholic Health Association of India. Contattato da AsiaNews
padre Sebastian Ousepparampil, uno dei direttori dell'organizzazione, spiega: "Stiamo
formando un'unità di soccorso con medici, infermieri e assistenti sociali, in aiuto
ai volontari già sul posto. Attueremo misure preventive per cercare di contenere l'emergenza
salute. Tra stasera e domattina sapremo come equipaggiarci per raggiungere le zone
colpite: le continue piogge torrenziali causano ancora frane e smottamenti, rendendo
molto difficile la mobilità". (R.P.)