2013-06-26 20:22:57

Corte Suprema Usa: è incostituzionale definire "matrimonio" solo quello tra uomo e donna


“Un giorno tragico per gli Stati Uniti”. Così i vescovi americani commentano il pronunciamento della Corte Suprema Usa che ieri ha definito incostituzionale il Defence Marriage Act (Doma), la legge federale secondo cui il matrimonio è solo tra uomo e donna. Esulta invece il presidente Usa Obama che parla di “passo storico verso l’uguaglianza”. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Definire il matrimonio solo tra uomo e donna è incostituzionale. La Corte Suprema Usa boccia il Doma, Defence marriage Act, in quanto secondo i giudici violerebbe il quinto emendamento sulla difesa delle libertà individuali. Una sentenza sbagliata per la conferenza episcopale americana che in un comunicato a firma del presidente, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan parla di un "giorno tragico per la nazione”. “Il governo federale – scrivono i vescovi - dovrebbe rispettare la verità che il matrimonio è l'unione di un uomo e di una donna: il bene di tutti, soprattutto dei nostri figli, dipende da una società che si sforza di rispettare tale verità"; di qui l'impegno a "raddoppiare gli sforzi per rendergli testimonianza". Il pronunciamento della Suprema Corte è salutato come una vittoria dalla comunità gay americana. Il presidente Obama parla di “passo storico” verso l’uguaglianza e precisa: la decisione riguarda le nozze civili e non cambia l’atteggiamento di rispetto dell’amministrazione Usa nei confronti di come le istituzioni religiose consacrano il matrimonio. “ L’amore è amore”, scrive su Twitter il Capo della Casa Bianca definendo la precedente legge, firmata da Bill Clinton, "discriminatoria" perché – scrive - "trattava coppie gay innamorate come cittadini di serie B". La Corte Suprema non si è pronunciata invece sulla legge che in California ha vietato il matrimonio gay, ma ne ha suggerito l’abolizione ad una corte federale. Attualmente sono complessivamente 12, su un totale di 50, gli Stati americani dove gay e lesbiche possono sposarsi.

Sul pronunciamento della Corte Suprema Usa Paolo Ondarza ha raccolto il commento del giurista Carlo Cardia, docente di diritto all’Università di Roma Tre:RealAudioMP3

R. – Non è del tutto imprevisto, inatteso, perché il movimento per arrivare a questo risultato è stato molto forte negli Stati Uniti e noi sappiamo anche che ha avuto un sostegno significativo del presidente Obama. Indubbiamente rompe con una tradizione mantenuta, conservata, rinnovata, nelle carte internazionali dei diritti umani. Il rischio che noi abbiamo è che si vada ad uno stravolgimento dei diritti umani perché in queste carte internazionali noi vediamo l’eco della concezione che esiste da sempre del matrimonio come fondamento della famiglia. Proprio nell’unione fra uomo e donna c’è il principio ontologico, la base, il fondamento della famiglia. E’ questo che scompare completamente dalla pronuncia americana. Il rischio è che dalla pronuncia americana si abbia una spinta per cambiare anche le carte internazionali dei diritti umani.

D. – Quindi questo pronunciamento potrebbe avere ripercussioni non solo per quanto riguarda gli Stati Uniti ma più in generale a livello internazionale?

R. – Si pone in contrasto con la visione del matrimonio e della famiglia delle carte internazionali dei diritti umani. L’Occidente si trova in questa posizione di contraddizione. Quindi è uno stravolgimento completo della realtà antropologica dell’istituto matrimoniale e famigliare.

D. – Questo pronunciamento della Corte suprema degli Stati Uniti che peso ha nella legislazione dei singoli Stati?

R. – Che adesso i singoli Stati sono liberi di adottare legislazioni che prevedono il matrimonio per persone dello stesso sesso senza andare incontro all’obiezione di incostituzionalità. Per questo si usa dire “la porta aperta”: porta aperta, libertà piena di decidere come vogliono. Questo dà una spinta ai movimenti favorevoli a questa scelta. Io forse aggiungerei che noi stiamo nel pieno di un contrasto, nel nostro occidente, su questi due tre punti fondamentali che sono la famiglia, il matrimonio, la difesa della vita, dove il terreno è tutto aperto. Non è che la sentenza della Corte adesso trascina tutto e pone fine alle discussioni su questo terreno ma indubbiamente dà una spinta in una certa direzione.

D. – Dicendo che è incostituzionale definire il matrimonio solo tra un uomo e una donna non si sovverte il diritto naturale?

R. – Assolutamente vero. Le faccio un esempio che posso dedurre dalle mie esperienze di dibattito in Italia sulla nostra costituzione. La nostra costituzione, all’articolo 29, parla della difesa della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Io mi sono sentito dire anche a livello universitario, anche a livello elevato, che dunque nella nostra costituzione non c’è scritto che il matrimonio è fatto da un uomo e da una donna. Non essendoci scritto, è del tutto lecito e costituzionalmente coerente l’eventuale legge. Allora, noi vediamo il rovesciamento dell’interpretazione della legge, perché tutti sanno che nel momento in cui si scriveva quell’articolo, la cosa era talmente ovvia che veniva data per implicita. Qui avviene il rovesciamento che è avvenuto negli Stati Uniti: siccome non è detto che il matrimonio debba essere fra un uomo e una donna, automaticamente si può celebrare fra uomo e uomo, donna e donna, e da quel momento diventa questo il parametro di costituzionalità. Quindi lei ha ragione ha dire che c’è un rovesciamento. La logica giuridica è questa. E’ questo il punto, è questo il rovesciamento. La logica umana porta che se io affermo "a", tutte le conseguenze di "a" poi le devo accettare.

Ultimo aggiornamento: 27 giugno







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