Corte Suprema Usa: è incostituzionale definire "matrimonio" solo quello tra uomo e
donna
“Un giorno tragico per gli Stati Uniti”. Così i vescovi americani commentano il pronunciamento
della Corte Suprema Usa che ieri ha definito incostituzionale il Defence Marriage
Act (Doma), la legge federale secondo cui il matrimonio è solo tra uomo e donna.
Esulta invece il presidente Usa Obama che parla di “passo storico verso l’uguaglianza”.
Il servizio è di Paolo Ondarza:
Definire il
matrimonio solo tra uomo e donna è incostituzionale. La Corte Suprema Usa boccia
il Doma, Defence marriage Act, in quanto secondo i giudici violerebbe il quinto emendamento
sulla difesa delle libertà individuali. Una sentenza sbagliata per la conferenza episcopale
americana che in un comunicato a firma del presidente, l’arcivescovo di New York Timothy
Dolan parla di un "giorno tragico per la nazione”. “Il governo federale – scrivono
i vescovi - dovrebbe rispettare la verità che il matrimonio è l'unione di un uomo
e di una donna: il bene di tutti, soprattutto dei nostri figli, dipende da una società
che si sforza di rispettare tale verità"; di qui l'impegno a "raddoppiare gli sforzi
per rendergli testimonianza". Il pronunciamento della Suprema Corte è salutato come
una vittoria dalla comunità gay americana. Il presidente Obama parla di “passo storico”
verso l’uguaglianza e precisa: la decisione riguarda le nozze civili e non cambia
l’atteggiamento di rispetto dell’amministrazione Usa nei confronti di come le istituzioni
religiose consacrano il matrimonio. “ L’amore è amore”, scrive su Twitter il Capo
della Casa Bianca definendo la precedente legge, firmata da Bill Clinton, "discriminatoria"
perché – scrive - "trattava coppie gay innamorate come cittadini di serie B".
La Corte Suprema non si è pronunciata invece sulla legge che in California ha vietato
il matrimonio gay, ma ne ha suggerito l’abolizione ad una corte federale. Attualmente
sono complessivamente 12, su un totale di 50, gli Stati americani dove gay e lesbiche
possono sposarsi.
Sul pronunciamento della Corte Suprema Usa Paolo Ondarza
ha raccolto il commento del giurista Carlo Cardia, docente di diritto all’Università
di Roma Tre:
R. – Non è del
tutto imprevisto, inatteso, perché il movimento per arrivare a questo risultato è
stato molto forte negli Stati Uniti e noi sappiamo anche che ha avuto un sostegno
significativo del presidente Obama. Indubbiamente rompe con una tradizione mantenuta,
conservata, rinnovata, nelle carte internazionali dei diritti umani. Il rischio che
noi abbiamo è che si vada ad uno stravolgimento dei diritti umani perché in queste
carte internazionali noi vediamo l’eco della concezione che esiste da sempre del matrimonio
come fondamento della famiglia. Proprio nell’unione fra uomo e donna c’è il principio
ontologico, la base, il fondamento della famiglia. E’ questo che scompare completamente
dalla pronuncia americana. Il rischio è che dalla pronuncia americana si abbia una
spinta per cambiare anche le carte internazionali dei diritti umani.
D. – Quindi
questo pronunciamento potrebbe avere ripercussioni non solo per quanto riguarda gli
Stati Uniti ma più in generale a livello internazionale?
R. – Si pone in contrasto
con la visione del matrimonio e della famiglia delle carte internazionali dei diritti
umani. L’Occidente si trova in questa posizione di contraddizione. Quindi è uno stravolgimento
completo della realtà antropologica dell’istituto matrimoniale e famigliare.
D.
– Questo pronunciamento della Corte suprema degli Stati Uniti che peso ha nella legislazione
dei singoli Stati?
R. – Che adesso i singoli Stati sono liberi di adottare
legislazioni che prevedono il matrimonio per persone dello stesso sesso senza andare
incontro all’obiezione di incostituzionalità. Per questo si usa dire “la porta aperta”:
porta aperta, libertà piena di decidere come vogliono. Questo dà una spinta ai movimenti
favorevoli a questa scelta. Io forse aggiungerei che noi stiamo nel pieno di un contrasto,
nel nostro occidente, su questi due tre punti fondamentali che sono la famiglia, il
matrimonio, la difesa della vita, dove il terreno è tutto aperto. Non è che la sentenza
della Corte adesso trascina tutto e pone fine alle discussioni su questo terreno ma
indubbiamente dà una spinta in una certa direzione.
D. – Dicendo che è incostituzionale
definire il matrimonio solo tra un uomo e una donna non si sovverte il diritto naturale?
R.
– Assolutamente vero. Le faccio un esempio che posso dedurre dalle mie esperienze
di dibattito in Italia sulla nostra costituzione. La nostra costituzione, all’articolo
29, parla della difesa della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Io mi sono sentito dire anche a livello universitario, anche a livello elevato, che
dunque nella nostra costituzione non c’è scritto che il matrimonio è fatto da un uomo
e da una donna. Non essendoci scritto, è del tutto lecito e costituzionalmente coerente
l’eventuale legge. Allora, noi vediamo il rovesciamento dell’interpretazione della
legge, perché tutti sanno che nel momento in cui si scriveva quell’articolo, la cosa
era talmente ovvia che veniva data per implicita. Qui avviene il rovesciamento che
è avvenuto negli Stati Uniti: siccome non è detto che il matrimonio debba essere fra
un uomo e una donna, automaticamente si può celebrare fra uomo e uomo, donna e donna,
e da quel momento diventa questo il parametro di costituzionalità. Quindi lei ha ragione
ha dire che c’è un rovesciamento. La logica giuridica è questa. E’ questo il punto,
è questo il rovesciamento. La logica umana porta che se io affermo "a", tutte le conseguenze
di "a" poi le devo accettare.