Terremoto. La Regione Toscana chiede lo stato d'emergenza
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, da ieri è nuovamente nelle zone
colpite dal terremoto, assieme al responsabile della Protezione Civile, Franco Gabrielli.
Dal governatore la richiesta all’esecutivo di predisporre lo stato d’emergenza in
Garfagnana e Lunigiana. Deciso anche l’allestimento di strutture per ospitare mille
persone, che nelle ultime giornate hanno dormito fuori casa. L’ultima scossa, 3.1
Richter si è registrata la scorsa notte. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha
sentito Vittorio Oriano, vicepresidente del Centro nazionale dei geologi:
R. – Stiamo
parlando di zone che si trovano a nordovest della Toscana e sono da sempre sismiche.
Le ordinanze di sgombero, a oggi, sono pochissime. Probabilmente, sono ordinanze più
per motivi precauzionali che per altro.
D. – Anche lo stato d’emergenza che
la Regione Toscana ha chiesto al governo è una misura precauzionale?
R. – Da
una parte, c’è la preoccupazione della gente che è molto spaventata. Non escludo che
– anche se è difficile fare previsioni, anzi impossibile in questi casi – questo sciame
sismico possa dar corso a scosse un po’ più grandi di quelle che effettivamente stanno
avvenendo in questi giorni.
D. – Il territorio, lei diceva, è una zona sismica...
R.
– E’ una zona molto montagnosa, molto aspra.
D. – Le strutture, sono, dal suo
punto di vista, resistenti agli eventi che potrebbero verificarsi?
R. – La
grande maggioranza del patrimonio immobiliare in quella zona è di antica data. Sono,
quindi, costruiti certamente senza alcun criterio antisismico. Sono edifici storici,
alcuni anche molto belli. Sono inseriti in piccoli centri, piccoli borghi, tra l’altro
non facilmente raggiungibili. Ci sono strade piccole che s’inerpicano sulle montagne.
Quindi, la situazione logistica presenta qualche problematica.
D. – In un territorio
con queste caratteristiche, è possibile mettere in sicurezza le strutture antiche?
R.
– E’ sicuro che sia possibile farlo. Diciamo che realisticamente ci vorrebbero molti
finanziamenti ed anche molto tempo. E forse anche una sburocratizzazione delle procedure.
Quello che manca è che non si comincia mai.
D. – Da un punto di vista geologico,
quanto deve durare l’emergenza?
R. – Io penso che ora, siccome questo sciame
dà ancora punte di energia che sono ben avvertibili dalla popolazione, sia consigliato,
per il criterio della prudenza, di mantenere un’allerta elevata e quindi di avere
prudenza a rientrare nelle case in maniera stabile. Non voglio fare paragoni inquietanti,
ovviamente, però a L’Aquila è accaduto proprio questo: in presenza di uno sciame sismico
che avveniva da qualche mese, non si è adottato un criterio di prudenza, invitando
a rimanere fuori di casa. Questo non è stato fatto e il risultato si è visto.
D.
– Per concludere, potremmo dire di mantenere alta la guardia: prevenire...
R.
– Secondo me, sì. La prevenzione si fa mettendo in sicurezza gli edifici. Ma visto
che questo ancora non è possibile, la prevenzione si fa cercando di trattenere la
gente in luoghi che non siano pericolosi.