Pakistan: Musharraf sarà processato per alto tradimento
L'ex presidente e generale in pensione, Pervez Musharraf, sarà processato in Pakistan
per alto tradimento in base all'articolo 6 della Costituzione pakistana. Il premier
pakistano Sharif ha inviato la richiesta scritta alla Corte suprema affinché si proceda
per il processo, ricordando che l'ex presidente nel 2007 abrogò la Costituzione e
impose lo Stato di emergenza. Del contesto in cui rientra la decisione discussa da
tempo e delle implicazioni geopolitiche, Fausta Speranza ha parlato con Daniele
De Luca, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. – Si contestualizza
nel tentativo di tagliare definitivamente il cordone ombelicale con un vecchio regime,
che era passato. Si parla di una presenza anche cinese nell’area, determinata dalla
ricerca di nuovi porti dove sistemarsi da parte della flotta cinese, in maniera tale
da avere un controllo diretto sulla parte sud dell’Oceano Indiano. Naturalmente, questo
entra in contrasto con la presenza forte da sempre della flotta americana. E anche
la scelta, già da un po’ di tempo, del Pakistan di guardare da un’altra parte rispetto
agli Stati Uniti è sicuramente significativa.
D. – Quindi, in qualche modo
si chiude il capitolo Musharraf per svoltare anche nei rapporti con gli Stati Uniti…
R.
– Probabilmente sì. Io credo che già nel momento in cui gli Stati Uniti fecero la
loro operazione con i “navy seals” per la cattura di Osama bin Laden senza avvisare
il governo pakistano, già lì c’era una chiara rottura.
D. – Parliamo di questo
nuovo rapporto con la Cina: del peso che può avere anche in quest’area…
R.
– La Cina è diventata sicuramente la controparte degli Stati Uniti, in un modo o in
un altro, perché la Russia ha fatto una propria scelta di campo, soprattutto una propria
scelta economica. Quindi, al momento Mosca ha una politica estera diversa, meno espansiva
rispetto a quella cinese, che all’inizio per motivi grossolanamente alimentari ha
cominciato a espandersi in Africa ma poi ha cominciato a farlo anche per ragioni strategiche
nell’Oceano Indiano e ancor di più nell’Oceano Pacifico: Pechino ha bisogno di posizionare
la sua flotta che sta diventando molto importante, molto potente e le nuove navi che
la flotta cinese sta dispiegando sono veramente all’avanguardia da tutti i punti di
vista, soprattutto da un punto di vista strettamente degli armamenti che montano a
bordo. La nuova politica cinese non è soltanto una politica economica, è anche una
politica militare, e io credo che bisognerà fare i conti anche con questo tentativo
di espansione della nuova Cina.
D. – Riandiamo a quel 2007, quando Musharraf
prendeva la decisione di abrogare la Costituzione…
R. – La situazione era abbastanza
grave: il Pakistan, molto probabilmente, risentiva della forte presenza dei fuoriusciti
afghani e questo metteva in seria difficoltà il governo “filo occidentale/filo statunitense”
del Pakistan. In ogni caso, però, quella presenza andava ad influire fortemente e
a creare dei forti squilibri nel Paese. Quindi, si capisce la scelta che fece Musharraf:
grazie al potere che aveva, gli permettevano di bloccare la Costituzione e di imporre
la legge di emergenza, nel tentativo di salvare, da una parte, forse il proprio regime
e poi forse anche di sostenere scelte strategiche e geopolitiche del Pakistan.
D.
– Musharraf è ex presidente e generale in pensione…
R. – Io non vorrei che
fosse un tentativo da parte dei nuovi governanti di ridimensionare un po’ il ruolo
dell’esercito. Ridimensionarlo, portarlo dalla propria parte vuol dire poter controllare
definitivamente e senza grandi problemi il Paese. E’ anche un colpo che si dà al vecchio
esercito mentre il nuovo esercito invece dovrebbe schierarsi con il nuovo regime.
D.
– Altre scelte immaginabili di questo nuovo regime?
R. – Più che scelte,
ci sono le solite preoccupazioni. C’è una questione che è totalmente irrisolta e che
rimane sempre sotto la cenere: i rapporti con l’India. Ci si chiede che scelte faranno
nelle loro alleanze, come si schiereranno… Anche la situazione dell’India non è tra
le migliori e tra le più pacifiche, pur essendo diventata negli ultimi tempi uno dei
Paesi più industrializzati, con una propria Silicon Valley di altissimo livello. E
c’è da considerare la crescente influenza all’interno sia del Pakistan che dell’India
di formazioni estremiste: penso agli estremisti islamici da una parte e alle differenze
etniche e religiose all’interno dall’altra.