L'Emilia ricorda la visita di Benedetto XVI a un anno dal sisma. Mons. Cavina: servono
sacerdoti
Un anno dopo l’abbraccio di Benedetto XVI all’Emilia colpita dal sisma. A dodici mesi
da quel 26 giugno a Rovereto di Novi, in questa stessa cittadina è stata inaugurata
una nuova chiesa provvisoria. "Un monumento – ha detto mons. Francesco Cavina, vescovo
di Carpi – a memoria della storica visita del Papa". Tanti i ricordi di quell’incontro
che regalò un po’ di speranza in settimane di sofferenza e paura. Luca Tentori
ha sentito in proposito il vescovo di Carpi, la diocesi più ferita dalle scosse del
maggio 2012:
Bastarono poche
ore a Benedetto XVI per infondere coraggio e vicinanza alla gente d’Emilia ancora
persa nel terremoto. Pochi gesti per portare preghiera e speranza dove la terra non
sembrava più madre. Il Papa ora emerito si fermò a Rovereto di Novi, davanti alle
macerie della chiesa sotto le quali era morto il parroco, don Ivan Martini: una preghiera
silenziosa davanti alla facciata pericolante e poi il saluto a una rappresentanza
di quelle terre. Ad accoglierlo fu mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi:
R.
– La gente ricorda il gesto della vicinanza e ricorda quelle parole che il Santo Padre
allora disse: “Non sentitevi soli perché non siete soli!”. Sono parole entrate veramente
non solo nel cuore dei fedeli, ma anche di coloro che dicono di non credere. Il giorno
dell’inaugurazione ci sarà un ripercorso di questa visita che ci è stata fatta attraverso
le parole che il Santo Padre ci disse e che rimangono di grande attualità”.
D.
– La sua diocesi è stata in proporzione la più colpita dal terremoto: su 50 chiese,
solo 3 sono uscite indenni dal sisma. Qual è la situazione oggi?
R. – Non posso
nascondere che i segni di speranza sono tanti. Oltre a questa chiesa, sono già stati
inaugurati tanti centri di comunità offerti dalla Caritas e altri verranno inaugurati
nei prossimi giorni. A Concordia, sono partiti i lavori per la costruzione di una
grande chiesa. Rimane il problema della ricostruzione spirituale e materiale. E per
questo rivolgo il mio appello attraverso la Radio Vaticana: se ci fosse qualche comunità
religiosa, qualche sacerdote disponibile a venire a operare in diocesi proprio per
aiutare la popolazione che ha veramente bisogno di gente il più possibile disponibile
ad accoglierla ed ascoltarla. I segni del terremoto ci sono ancora e sono quelli spirituali
che sono ben più difficili da risolvere.
E proprio ieri la regione Emilia
Romagna ha presentato il “Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali” per
il ripristino degli edifici danneggiati dal sisma. Per i prossimi anni, sono previsti
investimenti per 1 miliardo e 337 milioni di euro suddivisi in 1502 interventi. Alle
chiese delle cinque diocesi emiliane coinvolte andranno 339 milioni di euro per 337
cantieri. Una road map che nei prossimi anni dovrebbe permettere il completo
ripristino degli edifici di culto o la realizzazione di nuove soluzioni di integrazione
con i resti delle chiese completamente crollate.