2013-06-23 11:15:03

Filippine. I vescovi: la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria opinione, per il bene comune


La Chiesa ha il diritto di parlare e di esprimere la propria opinione su politiche che toccano il bene comune della maggioranza della popolazione: è quanto afferma il vescovo ausiliare di Manila, mons. Broderick Pabillo, parlando al Seminario San Carlos. Ribadendo che “la partecipazione al dibattito pubblico rientra nella responsabilità dei membri della Chiesa come cittadini della nazione”, il presule sottolinea: “La separazione tra Stato e Chiesa non implica che i sacerdoti non siano autorizzati a criticare gli aspetti negativi della politica del governo”. Al contrario, dice ancora mons. Pabillo, “i sacerdoti hanno il diritto di critica in quanto cittadini del Paese e, in quanto filippini, è giusto e conveniente che portino alla luce quanto c’è di sbagliato nel governo”. Se, invece, “rimanessero in silenzio, non compirebbero il loro dovere di cittadini”. La riflessione di mons. Pabillo arriva in un momento particolare per i rapporti tra Stato e Chiesa di Manila: proprio in questi giorni, infatti, è attesa la decisione del governo riguardo alla legge sulla salute riproduttiva che impegna lo Stato a finanziare l’uso degli anticoncezionali tra le categorie meno abbienti. Inoltre, il provvedimento, pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria, contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece la pianificazione naturale delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Approvata nel dicembre scorso e fortemente osteggiata dalla Chiesa, la legge è stata momentaneamente sospesa, fino a nuovo ordine. E non solo: a inasprire i contrasti tra Stato e Chiesa potrebbe essere un nuovo progetto di legge che vuole legalizzare il divorzio nel Paese, tramite un emendamento al Codice di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Il testo proposto prevede la possibilità di divorziare in cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi, una separazione di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni. Da ricordare che le Filippine sono l’unico Paese rimasto al mondo a non avere legalizzato il divorzio. Proprio in quest’ottica, quindi, il vescovo ausiliare di Manila esorta i governanti “ad agire secondo coscienza, soprattutto se sono cristiani”, perché “non si può essere cristiani lontani dalla Chiesa”. (I.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.