Filippine. I vescovi: la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria opinione, per
il bene comune
La Chiesa ha il diritto di parlare e di esprimere la propria opinione su politiche
che toccano il bene comune della maggioranza della popolazione: è quanto afferma il
vescovo ausiliare di Manila, mons. Broderick Pabillo, parlando al Seminario San Carlos.
Ribadendo che “la partecipazione al dibattito pubblico rientra nella responsabilità
dei membri della Chiesa come cittadini della nazione”, il presule sottolinea: “La
separazione tra Stato e Chiesa non implica che i sacerdoti non siano autorizzati a
criticare gli aspetti negativi della politica del governo”. Al contrario, dice ancora
mons. Pabillo, “i sacerdoti hanno il diritto di critica in quanto cittadini del Paese
e, in quanto filippini, è giusto e conveniente che portino alla luce quanto c’è di
sbagliato nel governo”. Se, invece, “rimanessero in silenzio, non compirebbero il
loro dovere di cittadini”. La riflessione di mons. Pabillo arriva in un momento particolare
per i rapporti tra Stato e Chiesa di Manila: proprio in questi giorni, infatti, è
attesa la decisione del governo riguardo alla legge sulla salute riproduttiva che
impegna lo Stato a finanziare l’uso degli anticoncezionali tra le categorie meno abbienti.
Inoltre, il provvedimento, pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma
di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce
la sterilizzazione volontaria, contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece
la pianificazione naturale delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità
e amore basata sui valori naturali. Approvata nel dicembre scorso e fortemente osteggiata
dalla Chiesa, la legge è stata momentaneamente sospesa, fino a nuovo ordine. E non
solo: a inasprire i contrasti tra Stato e Chiesa potrebbe essere un nuovo progetto
di legge che vuole legalizzare il divorzio nel Paese, tramite un emendamento al Codice
di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Il testo proposto prevede la possibilità
di divorziare in cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi,
una separazione di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni.
Da ricordare che le Filippine sono l’unico Paese rimasto al mondo a non avere legalizzato
il divorzio. Proprio in quest’ottica, quindi, il vescovo ausiliare di Manila esorta
i governanti “ad agire secondo coscienza, soprattutto se sono cristiani”, perché “non
si può essere cristiani lontani dalla Chiesa”. (I.P.)