Simposio dei docenti universitari: gli atenei per educare alla pace
“La sfida epocale per il futuro è conciliare la rapida evoluzione delle conoscenze
e degli stili di vita con l’esigenza di mantenere un contatto con la Fede e l’ambito
religioso”. Così il cardinale vicario Agostino Vallini, ha aperto ieri pomeriggio
a Roma in Campidoglio il X Simposio internazionale dei docenti universitari, sul tema
“Le culture dinanzi a Dio. Sfide, ricerche, prospettive, dal Mediterraneo al mondo”
e promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. “Nessuna
cultura – ha continuato il porporato- è declinabile al singolare perché in essa si
contengono diverse e a volte disparate realtà. Quindi, ogni conoscenza è frutto di
multiformi espressioni. Nel nostro tempo, poi, segnato dalla pervasiva incidenza delle
nuove tecnologie, le informazioni e gli scambi diventano così veloci, tanto da essere
ancor più difficile definire la cultura o le culture, se non in senso diacronico".
E all’incontro, che si concluderà domani, partecipano oltre 800 docenti arrivati da
tutto il mondo. “Il bene più grande per qualsiasi società - ha spiegato Hani Mourtada
ex rettore dell’ Università di Damasco, tra i relatori della cerimonia di apertura
- è l’educazione delle menti alla pace e alla risoluzione dei conflitti. La domanda
è: le università come possono essere i custodi di una pace durevole? E’ compito di
tutti noi pensare in che modo gli atenei possano contribuire alla costruzione della
pace, perché per il Medio Oriente ciò è importantissimo”. Si è invece focalizzata
sui fattori che, a partire dalla globalizzazione favorita dalle nuove comunità giunte
da tutto il mondo, stanno attualmente modellando la vita religiosa dell’Europa la
lectio magistralis di Grace Davie, docente di Sociologia delle religioni dell’università
di Exeter nel Regno Unito: “Lo stato attuale della religione in Europa è paradossale
- ha spiegato la docente - Da un lato, è rientrata a far parte dello spazio pubblico
e chiede una risposta. Dall’altro, una gran parte della popolazione non praticante
ha difficoltà nel trattare la questione perché si stanno rapidamente perdendo i concetti,
che sono necessari per parlare di religione. Come possiamo allora gestire questa situazione
in modo più costruttivo? Questa è la sfida che le società europee devono affrontare
oggi, e speriamo che da questo incontro possano nascere le linee guida da seguire”.
E oggi tutte le università romane ospitano gli oltre 22 convegni del Simposio, che
vanno ad analizzare i legami tra il tema principale dell’ incontro e le quattro grandi
aree culturali cioè la giuridica, la scientifica, l’ economica e l’artistico-letteraria.
(A cura di Marina Tomarro)
Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LVII no. 172