Paula Cooper: dal braccio della morte alla libertà, una storia di riscatto
Dopo 27 anni di carcere, è tornata in libertà Paula Cooper, la più giovane condannata
a morte nella storia degli Stati Uniti. Nel luglio del 1986 aveva ucciso, all'età
di 15 anni, la sua insegnante di religione. La sua vicenda divenne un caso internazionale
e provocò profondi interrogativi nella coscienza degli americani circa la legittimità
e l’efficacia della pena capitale. Per lei si mobilitarono molte associazioni impegnate
per i diritti umani. Più volte Giovanni Paolo II si appellò alla giustizia americana
per chiederne la grazia e fu proprio a Papa Wojtyla che la Cooper inviò una lettera
chiedendo un intervento. Nel 1989, grazie alla modifica della legislazione in materia,
la pena capitale venne commutata in 60 anni di carcere poi, per buona condotta, la
riduzione della pena e qualche giorno fa la liberazione della ragazza, oggi una donna
di 43 anni. Su questo caso, Federica Baioni ha intervistato Stefania Tallei
della Comunità di Sant’Egidio:
R. - Veramente
la storia di Paula mostra il riscatto, come una persona possa cambiare completamente
e come ciò che ha commesso in un’età così giovane - aveva 15 anni - non ha niente
a che vedere con la vita che può venire dopo, e mostra che è possibile cambiare. Noi
partecipammo come Comunità di Sant’Egidio, insieme a tantissime altre associazioni
e tantissime persone, a questa campagna: l’Italia raccolse più di un milione di firme
per lei. E’ intervenuto anche il Beato Giovanni Paolo II, con un intervento autorevole
presso il governatore, che l’ha salvata. Poi lei ha avuto una storia di perdono da
parte del parente della vittima, del nipote diretto della vittima, di questa anziana.
Quindi è una storia veramente di perdono e di pietà. Si può vedere come dal perdono
e dalla pietà è nata una nuova vita, una nuova donna, una storia nuova, che ricomincia
adesso.
D. - Per chi fa campagna contro la pena di morte, cosa vuol dire però
trovare ancora nella società americana delle polemiche intorno ad un caso come questo?
R.
- Io penso che ci sia molta paura, troppa, e poca fiducia nella vita, in ciò che nella
vita può veramente trasformare l’animo di una persona.
Il 22 settembre del
1987 la Radio Vaticana riuscì a raggiungere telefonicamente Paola Cooper nel
“Braccio della morte”. Vi riproponiamo l’intervista nella sua forma originaria, realizzata
da Kitty Wolf, dell’allora redazione inglese del Programma "Quattro Voci":
D. - Paula. prima del delitto, hai mai pensato alla pena di morte?
R.
- No. Non ci ho mai pensato.
D. - Pensi quindi che la pena di morte non sia
un deterrente?
R. - Fino ad ora non ha funzionato: le minacce non hanno alcun
effetto, perché i crimini continuano. Secondo me la gente vuole che si faccia qualcosa
contro la violenza, per questo le esecuzioni continuano ma non cambia nulla.
D.
- In che modo, a tuo avviso, si possono convincere i giovani a non commettere delitti?
R
- C'è sempre una ragione perché certe cose accadono. Tanti giovani stanno lottando
perché qualcuno abbia cura di loro. Ma la gente non si preoccupa. Finché non accade
qualcosa di grave. Quando un ragazzo, che vive in una famiglia violenta si rivolge
al giudice per aiuto, non riceve nulla, e deve tornare a casa e continuare a subire
violenza. Il mondo è brutto e non so se c'è qualcosa che possa migliorarlo.
D.
- Secondo te, perché la maggior parte degli americani è a favore della pena di morte
e non capisce i motivi a monte che spingono i ragazzi a commettere dei crimini?
R.
- Perché la gente è intransigente: se uccidi devi morire. Ma non è detto che questo
sia necessariamente giusto. Non credo che esistano esseri umani totalmente malvagi,
come questa gente pensa. Penso che la gente non voglia perdere un minuto del proprio
tempo per cercare di capire il perché di certe azioni e, quando ti trovi nei guai,
i mezzi di comunicazione ti fanno sembrare un mostro. La gente, però, non capisce
che i mass-media devono fare così, devono, presentare storie sconvolgenti per fare
denaro, perché il pubblico vuole leggere tali storie. Dal momento che ti creano questa
immagine, tu sei così e devi morire.