Myanmar: i vescovi chiedono istruzione, federalismo, armonia interreligiosa
Per progredire nella libertà, nella fratellanza e nella democrazia, il Myanmar deve
affrontare alcune sfide fondamentali: la condizione delle popolazioni indigene; la
pace nei conflitti con le minoranze etniche; la tutela dell’armonia interreligiosa;
la protezione dell’ambiente; la questione dei rifugiati. Lo affermano i vescovi del
Myanmar in un messaggio diffuso a conclusione dell’Assemblea annuale della Conferenza
episcopale. Il messaggio, inviato all’agenzia Fides, è firmato da mons. John Hsane
Hgyi, vescovo di Pathein e presidente della Conferenza episcopale. I vescovi dicono
di “gioire accanto al popolo” per i recenti cambiamenti politici e sociali che costituiscono
“un’alba di speranza” per il Paese. Ribadendo che il criterio di base per giudicare
la storia è “il rispetto della dignità della persona”, il messaggio individua le sfide
principali per la nazione, in questo momento storico. La prima sfida è garantire l’istruzione
obbligatoria per tutti, passo ritenuto fondamentale per la crescita equilibrata della
società . “La nazione – prosegue il testo al secondo punto – è ferita dal rifiuto
per i diritti e la dignità dei gruppi indigeni”, che sono vittime del trafficanti
di esseri umani. Per questo si sollecita la politica a compiere un autentico “viaggio
verso la democrazia”. Il terzo punto è “la mancanza di volontà politica” nel porre
fine ai conflitti con le minoranze etniche: si potrebbe aprire un’era di pace e riconciliazione,
si afferma, attraverso la scelta del federalismo. A proposito dei recenti conflitti
interreligiosi fra buddisti e musulmani – continua il quarto punto – i vescovi ricordano
che la “parola chiave” del buddismo è “compassione”, indicando l’armonia come bene
supremo e l’urgenza di placare ogni fondamentalismo religioso. “Dio ha donato alla
nazione risorse naturali che vanno protette e non esposte allo sfruttamento internazionale”,
indica la successiva sfida segnalata dall’episcopato, ricordando la “tutela del creato”.
L’ultimo punto sollevato è quello dei milioni di rifugiati e sfollati birmani, presenti
in patria e nei Paesi limitrofi come Thailandia e India: “Le loro lacrime silenziose
e il loro trattamento disumano grida giustizia”. Il testo dei vescovi conclude rimarcando
“la nuova era nascente” che può trasformare il Myanmar in una “terra dorata di opportunità
per tutti”, e ribadendo che la Chiesa è a servizio dello sviluppo e del benessere
della nazione. (R.P.)