Roma. Al Convegno diocesano le indicazioni pastorali del card. Vallini
Incoraggiare la formazione di nuovi catechisti nelle parrocchie, avere un attenzione
particolare verso i poveri e i deboli, aiutare i laici a portare il Vangelo negli
ambienti della loro vita quotidiana, sostenere la responsabilità di una nuova generazione
di cristiani laici capaci di dedicarsi al bene comune e alla vita politica. Sono queste
alcune delle linee guida date ai parroci dal cardinal vicario Agostino Vallini,
martedì sera a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano, nella seconda giornata
del Convegno pastorale della diocesi. L’appuntamento annuale, sul tema “Cristo tu
ci sei necessario!”, si è concluso ieri sera nelle parrocchie e nelle prefetture.
Marina Tomarro ha intervistato mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo
di Novara , presente all’incontro:
R. – Questa
nuova responsabilità deve innanzitutto alimentarsi sempre daccapo alla sorgente cristiana,
a partire dalla prima pagina scritta del Nuovo Testamento dove Paolo delinea i tratti
fondamentali di una comunità cristiana e quindi l’operosità della fede, la ricchezza
della carità e la fermezza nella speranza. Poi, questa “pendolarità” che il credente
responsabile deve avere tra il dono di Dio e la libertà degli uomini, perché solo
facendo avvenire questo incontro che il Vangelo può essere annunciato. Da ultimo,
dobbiamo tornare a recuperare la funzione di racconti di vita cristiana e di un’ospitalità
cristiana per tutte le varie situazioni degli ambienti di vita. È per questo che bisogna
abitare gli ambienti perché lì si impara “l’alfabeto della vita umana”: i primi racconti
con cui l’uomo e la donna, i genitori ed i figli, le situazioni di disagio, ma anche
le situazioni di crescita - che creano legami sociali - diventano capaci di diventare
luoghi in cui si possa dire la forza del Vangelo.
D. – In quale modo si può
sviluppare l’ospitalità cristiana soprattutto in quelle che sono le situazioni più
difficili della diocesi…
R. – Anche una diocesi complessa, in una città che
essendo la capitale ha situazioni molto complesse, possiamo arrischiare frammenti
di vita nuova e lo stile di vita dei cristiani. Questo stile di accoglienza che abita
gli ambienti della vita: l’università, la scuola, la salute, la carità, persino il
mondo della politica dovrà trovare nei cristiani queste forme di responsabilità che
li rendono particolarmente trasparenti ed incidenti.
Ascoltiamo il commento
di don Carmine Brienza, parroco della Chiesa di Santa Francesca Romana:
R.
– Io credo che il punto fondamentale sia quello di puntare sulla formazione di cristiani
che nei loro ambienti siano capaci di dire che l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato
e reso bella la vita. Il punto è lì: la parrocchia deve impegnarsi perché attraverso
una preghiera, sentita e vissuta come maggiore intensità, e soprattutto un investimento
formativo porti i laici a rendere ragione della speranza che è in loro con la parola
e l’esempio. Credo che la parrocchia debba ritornare a percorrere il fatto di essere
un grembo generante, una testimonianza di fede più attiva.
D. – Questi convegni
aiutano pure le parrocchie ad avvicinarsi a quei parrocchiani che sono più lontani,
che non frequentano…
R. – Io direi che il grande tentativo è questo, cioè una
parrocchia è fatta di tanti cerchi concentrici: ci sono i cosiddetti praticanti, poi
ci sono quelli che vengono ogni tanto. Il punto è questo: riuscire a far sì che i
laici si sentano impegnati non solo a venire in parrocchia, ma ad uscire fuori. La
parrocchia è chiamata soprattutto nei momenti in cui anche i lontani le si avvicinano
- sto parlando di funerali, sto parlando di matrimoni e di battesimo - e di gettare
un seme che possa poi indurre le persone a tornare e a sperimentare la bellezza della
fede.