2013-06-19 14:30:56

Mons. Tomasi: il diritto d'autore non discrimini i non vedenti nell'accesso alla cultura


La tutela del diritto d’autore non sia una barriera frapposta tra un bene comune come la cultura, intesa in senso ampio, e le persone con disabilità visive, che siano così lese nel loro diritto a fruirne. È la sostanza dell’intervento col quale l’Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, è intervenuto sul tema, durante una Conferenza svoltasi a Marrakech e incentrata sull’accesso delle persone con disabilità ai lavori pubblici. Le persone ipovedenti nel mondo sono oggi circa 285 milioni, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, e “circa il 90% di loro – ha ricordato il presule – vive nei Paesi in via di sviluppo”. Tuttavia, ha soggiunto, “solo l'1% dei libri nei Paesi in via di sviluppo e meno sviluppati è invece disponibile in formati accessibili alle persone non vedenti”. E anche “nei Paesi sviluppati, gli individui non vedenti hanno accesso solo al 5% dei libri pubblicati”. Si tratta, ha affermato l’osservatore vaticano, di quella “carestia del libro” – com’è stata definita – per cui “molti studenti non vedenti e agli studenti universitari dei Paesi in via di sviluppo non hanno accesso ai libri di testo”.

Rifacendosi allo spirito e alla lettera della Dichiarazione Universale dei Diritti, mons. Tomasi ha richiamato la Conferenza di Marrakech al suo compito centrale, legato – ha detto – a un “problema di diritti d'autore che riveste un chiaro aspetto legato ai diritti umani”: è cioè il fatto di “garantire che il diritto d'autore non sia un ostacolo alla parità di accesso alle informazioni, alla cultura e all'istruzione per le persone con disabilità legate a stampa, lettura e affini”. Un obiettivo che “implica l'accesso alle conoscenze e le competenze necessarie per sviluppare la capacità di una persona di plasmare il suo futuro”. Se venti o trent’anni fa, osserva mons. Tomasi, poco si poteva contro la "carestia dei libri" giacché la “stampa di libri in Braille richiedeva molto tempo ed era dispendiosa”, oggi la tecnologia ha introdotto cambiamenti importanti ed è più diffusa, quindi “persone con handicap visivi possono oggi leggere libri su computer che utilizzano la tecnologia di ingrandimento text-to-speech, per mezzo di cosiddetti schermi braille, oppure ascoltando dei normali audiolibri”. A fronte di ciò, ha notato l’osservatore permanente pontificio, “l’obsoleto contesto giuridico” del diritto d’autore si pone come “una barriera”. La protezione della proprietà intellettuale “è un valore importante che dobbiamo rispettare”. Tuttavia, ha obiettato, “vi è un’ipoteca sociale su tutti i beni, compresa la proprietà intellettuale. La spinta molto creativa e innovativa, che il sistema di diritti di proprietà intellettuale offre, esiste principalmente per servire il bene comune della comunità umana”.

Riformare il copyright – “che non è mai stato un fine a sé”, anche se spesso è accaduto il contrario – per favorire questa svantaggiata categoria di persone è dunque un traguardo verso cui dirigersi, ha auspicato mons. Tomasi. Il quale che ha definito la Conferenza diplomatica di Marrakech “un'opportunità storica per la comunità internazionale di dare una risposta concreta ai problemi più pratici a livello globale”. “Dare forza alle persone non vedenti o ipovedenti è vitale per accrescere il loro status economico e sociale” e ciò, ha concluso il presule, sollecita i politici a far sì che dal mercato del lavoro siano eliminate “tutte le forme di discriminazione”. Un Trattato di solidarietà verso coloro che hanno problemi di vista “può e deve essere concluso come un messaggio di speranza nei loro riguardi e come un segno di responsabilità da parte della comunità internazionale”. (A cura di Alessandro De Carolis)







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