Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per
i rifugiati e la difesa della vita
Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della
lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza
San Pietro, gremita da oltre 50 mila fedeli. Il Papa ha ribadito che essere parte
della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi
per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dunque
rivolto un appello in favore dei rifugiati e uno per la difesa della vita in tutte
le sue fasi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La Chiesa non è
un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina
e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine
della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi.
Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo
ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:
“Questo è un punto
che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona
non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre
più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la
linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua
Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore
dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”
Nella
Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non
c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”.
Però, ha aggiunto, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazioni gli uni con
gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato
a Cristo”:
“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere
uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol
dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione,
e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente,
ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.
L’unità, ha detto
ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene,
ci separano da noi, ci separano da Dio”.
“Non andiamo sulla strada delle
divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze,
ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti,
l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni
della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto
male fanno le chiacchiere: quanto male!, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli
altri: mai”.
“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani
– ha avvertito - l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Il Papa ha così messo
l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità:
cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo
cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:
“Io racconterò
una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti, più o meno, mezz’ora,
con un pastore evangelico, e abbiamo pregato insieme, eh?, cercando l’unità. Ma noi
dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore
ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo
capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano
e si dividono?”
Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a
non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni,
i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa - ad essere membra vive
legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo
riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti, quindi, ha ricordato che ricorre
domani la Giornata Mondiale del Rifugiato ed ha rivolto un pensiero particolare alle
famiglie costrette a lasciare la propria patria:
“Non possiamo essere insensibili
verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati
ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il
mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto
di Cristo!”
Infine, il Papa ha ricordato che domenica scorsa abbiamo celebrato
“Dio che è Vita e fonte della vita”:
“Vorrei rivolgere ancora una volta
l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere
e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano
è colui che dice “sì” alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.