Il Papa ai cristiani: non siate ipocriti e moralisti, ma magnanimi e larghi di cuore
Il cristianesimo non è una “casistica” di precetti: questa concezione impedisce di
comprendere e vivere che Dio è gioia e magnanimità. Papa Francesco lo ha ribadito
alla Messa celebrata mercoledì mattina in Casa S. Marta. Sull’altare con il Papa vi
erano il cardinale Marc Ouellet e l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, rispettivamente
prefetto e segretario della Congregazione per i vescovi – accompagnati da un gruppo
di collaboratori – e il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per la
Famiglia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia e mons. Jean Laffitte, anch’essi in compagnia
del personale del dicastero. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Gli ipocriti
che “portano il popolo di Dio su una strada senza uscita”: sono costoro i protagonisti
del Vangelo di oggi e dell’omelia di Papa Francesco. Il Pontefice riflette sul celebre
brano di Matteo che presenta il contrasto tra il comportamento di scribi e farisei
– che si pavoneggiano in pubblico quando fanno l’elemosina, la preghiera e il digiuno
– e quello che invece Gesù indica ai discepoli come il giusto atteggiamento da assumere
nelle medesime circostanze, e cioè il “segreto”, la discrezione gradita e premiata
da Dio. In particolare, oltre alla vanità di scribi e farisei, Papa Francesco stigmatizza
il loro imporre ai fedeli “tanti precetti”. Li definisce “ipocriti della casistica”,
“intellettuali senza talento” che “non hanno l’intelligenza di trovare Dio, di spiegare
Dio con intelligenza”, e così facendo impediscono a se stessi e agli altri l’ingresso
nel Regno di Dio:
“Gesù lo dice: ‘Non entrate voi e non lasciate entrare
gli altri’. Sono eticisti senza bontà, non sanno cosa sia la bontà. Ma sì, sono eticisti,
eh? ‘Si deve far questo, questo, questo...’ Ti riempiono di precetti, ma senza bontà.
E quelli delle filatterie che si addossano tanti drappi, tante cose, per fare un po’
finta di essere maestosi, perfetti, non hanno il senso della bellezza. Non hanno il
senso della bellezza. Arrivano soltanto ad una bellezza da museo. Intellettuali senza
talento, eticisti senza bontà, portatori di bellezze da museo. Questi sono gli ipocriti,
ai quali Gesù rimprovera tanto”.
“Ma non finisce qua”, prosegue Papa Francesco.
“Nel Vangelo di oggi – osserva – il Signore parla di un’altra classe di ipocriti,
quelli che vanno sul sacro”:
“Il Signore parla del digiuno, della preghiera,
dell’elemosina: i tre pilastri della pietà cristiana, della conversione interiore,
che la Chiesa ci propone a noi tutti nella Quaresima. Anche su questa strada ci sono
gli ipocriti, che si pavoneggiano nel fare il digiuno, nel dare l’elemosina, nel pregare.
Io penso che quando l’ipocrisia arriva a quel punto della relazione con Dio, noi stiamo
abbastanza vicini al peccato contro lo Spirito Santo. Questi non sanno di bellezza,
questi non sanno d’amore, questi non sanno di verità: sono piccoli, vili”.
“Pensiamo
all’ipocrisia nella Chiesa: quanto male ci fa a tutti”, riconosce con schiettezza
Papa Francesco. Che invece indica come “icona” da imitare un personaggio descritto
in un altro passo del Vangelo. Si tratta del pubblicano che con umile semplicità prega
dicendo: “Abbi pietà di me, Signore, che sono un peccatore”. “Questa – afferma il
Papa – è la preghiera che dobbiamo fare tutti i giorni, nella consapevolezza che siamo
peccatori”, ma “con peccati concreti, non teorici”. E' questa preghiera, conclude,
che ci aiuterà a percorrere “la strada contraria” all’ipocrisia, tentazione – ricorda
– che “tutti noi abbiamo”:
“Ma tutti noi abbiamo pure la grazia, la grazia
che viene da Gesù Cristo: la grazia della gioia; la grazia della magnanimità, della
larghezza. L’ipocrita non sa cosa sia gioia, non sa cosa sia larghezza, non sa cosa
sia magnanimità”.