2013-06-19 08:51:36

Il card. Bagnasco: senza lavoro si rischia il suicidio sociale


Senza lavoro “si rischia il suicidio sociale”. Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a margine della presentazione dell’iniziativa “Dieci piazze per Dieci Comandamenti” la cui tappa genovese - riporta l'agenzia Sir - si svolgerà sabato sera ed avrà per tema il comandamento “Non rubare”. Senza lavoro, ha rimarcato il cardinale, “si rischia il suicidio, non parlo di quello personale, spero, ma di quello sociale”. Il furto della speranza per le nuove generazioni, ha spiegato, “certamente si identifica soprattutto, ma non solo, con il tema del lavoro perché senza lavoro non c’è progettualità nella vita di un giovane, non è possibile formarsi una famiglia e la famiglia è la ricchezza fondamentale”. Ma, ha proseguito, la mancanza di lavoro “non è l’unico modo per rubare il futuro ai giovani e ai non giovani”. L’arcivescovo ha poi affrontato il fenomeno dei furti per fame, soprattutto nei supermercati, che ha definito "un fenomeno nuovo per i nostri tempi ed è qualcosa su cui riflettere”. “Mi pare, però - ha detto il porporato - che molti si interrogano su queste cose” cogliendo, “pur nella fermezza del principio, un atteggiamento non immediatamente aggressivo, di prudente giudizio, di comprensione e attenzione”. Il cardinale ha sottolineato come “per diversi motivi, anche di legge, lo spreco è molto grande, grandissimo. Dai pasti caldi invenduti ogni giorno ai cibi in scadenza, tutto questo può costituire un patrimonio sano da mettere in circolo: basta che ci sia la generosità di molti nell’organizzazione di catene tempestive. Credo che sia questa la prima linea di affronto”. Commentando il comandamento “Non rubare” il cardinale ha affermato che “basterebbe che tutti pagassimo il giusto delle tasse e non esisterebbe assolutamente il debito pubblico, tutto sarebbe risanato e quindi anche l’economia potrebbe avere più respiro e più agio per riprendersi e rilanciarsi”. Questo “è un punto fermo che fa parte del comandamento della giustizia”. Però “bisogna fare anche alcune altre considerazioni e, cioè, che i doveri siano anche proporzionati a un’equità delle diverse situazioni, dei diversi lavori e introiti perché, altrimenti, si può incentivare il malaffare, si può incentivare la non assoluzione di un debito, si può incentivare l’evasione fiscale”. Infine, per l’arcivescovo, “è certamente un principio di equità quello per cui chi ha di più, nel senso di guadagno e di possibilità, paghi di più”, così come è un altro principio di equità quello secondo cui “tutti dovremmo ascoltare la nostra coscienza”. (R.P.)







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