2013-06-19 15:18:17

G8: convergenza sulla lotta all’evasione fiscale, elusione e riciclaggio


Lotta all’evasione, elusione e riciclaggio. Sono le sfide economiche lanciate dal G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, che si è chiuso martedì. I leader hanno stilato un decalogo in cui si rimarca la necessità di lottare contro “i paradisi fiscali”, creando uno standard globale per lo scambio automatico d’informazioni. Richiesta anche la massima trasparenza fiscale alle multinazionali e maggiore collaborazione con l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Carlo Secchi professore emerito di politica economia alla Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – L’accordo desta grande interesse ed ha prospettive positive. Lo scambio di informazioni internazionali si sta instaurando come regola normalmente seguita all’interno dell’Unione Europea. E gli Stati Uniti, da questo punto di vista negli ultimi anni, si sono dimostrati molto determinati. Ricordiamo tutti ad esempio le azioni Usa contro le banche svizzere, non ancora del tutto concluse, volte proprio ad ottenere quelle informazioni che sono indispensabili dal punto di vista fiscale, per una corretta gestione dei rapporti tra i contribuenti ed il fisco dei vari Paesi.

D. – Secondo lei sarà possibile quindi riuscire a chiudere i cosiddetti “paradisi fiscali”?

R. – Questo è solo l’inizio del lavoro in quanto la decisione presa nell’ambito del G8, che riguarda i Paesi che partecipano, potrà essere sottoscritta anche nell’ambito del G20 di luglio e io credo che sicuramente sarà così. Però sappiamo che i “paradisi fiscali” si annidano anche presso piccoli Stati che non appartengono a questo tipo di consessi e cercheranno di resistere. Bisognerà verificare quanto la capacità di persuasione sul piano politico e quello economico da parte dei grandi Stati – Stati Uniti da un lato ed Unione Europea dall’altro – produrrà effetti. Bisognerà attendere risultati efficaci. Tra l’altro, la stessa Unione Europea al proprio interno deve ancora mettere ordine, risolvere “paradisi fiscali” veri e propri: le Isole del Canale della Manica che dipendono a questo punto vista dal Regno Unito, i problemi di Andorra non ancora del tutto risolti, San Marino, Monte Carlo…

D. – Si chiede trasparenza fiscale nei confronti delle multinazionali, si lavorerà ad un modello comune con cui le aziende potranno comunicare alle autorità fiscali dove vanno a finire i profitti e dove pagano le tasse…

R. – Il problema è particolarmente cruciale negli Stati Uniti: abbiamo tutti letto delle modalità elusive poste in atto da alcune grandi multinazionali, che per certi aspetti sono citate come esempio, ma non certamente nel campo del buon adempimento dei doveri fiscali. Anche in Europa abbiamo avuto alcuni casi. Credo che una sorta di statuto, accettato a livello internazionale, sia una cosa più che ragionevole che debba essere ben accolto da tutti coloro che ritengono che l’equa ripartizione del carico fiscale sia nell’interesse di tutti.

D. – Una dichiarazione di impegno anche nei confronti dei Paesi in via di sviluppo che devono avere le informazioni, e viene ribadito; e la capacità di recuperare le tasse che gli sono dovute e gli altri Paesi devono aiutarli…

R. – Non sarà certamente un cammino facile, però è evidente che il principio fondamentale per cui la tassazione debba avvenire nella località, nello Stato dove si produce la ricchezza di cui si tratta, credo che sia un principio che debba essere imposto a livello mondiale.

D. – L’importanza della crescita e del lavoro: queste misure serviranno anche a questo rilancio?

R. – Credo proprio di sì, perché uno dei problemi con cui si confrontano tutti gli Stati – avanzati e meno avanzati dal punto di vista economico – è proprio quello della scarsità di risorse da dedicare alla crescita in una situazione dove prevale inevitabilmente l’obiettivo di rimettere apposto i conti pubblici.

Ultimo aggiornamento: 20 giugno







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