Congo: appello per i tre religiosi rapiti otto mesi fa nel Nord Kivu
“A otto mesi precisi dal sequestro chiediamo ai rapitori di dare prova di umanità
e di rilasciare immediatamente e senza condizioni i nostri confratelli. La pratica
del rapimento, aggravatasi anche ai danni dei civili, non è certamente un metodo che
può dare peso e credito politico a un gruppo armato”: è l’appello rivolto all'agenzia
Misna da padre Protais Kabila Kalondo, provinciale in Africa della congregazione degli
Agostiniani dell’Assunzione. Lo scorso 19 ottobre i suoi confratelli Jean-Pierre Ndulani,
Anselme Wasinkundi e Edmond Bamutute, tutti cittadini congolesi, sono stati portati
via da uomini armati da un convento della parrocchia di Nostra Signora dei Poveri
a Mbau, a una ventina di chilometri a nord dalla città di Beni, nella provincia del
Nord Kivu. I sospetti erano caduti su un nuovo movimento politico-militare, l’Unione
per la riabilitazione della democrazia in Congo (Urdc), sui ribelli ugandesi delle
Adf-Nalu – attivi nella zona e in passato già responsabili di azioni simili – e sulla
ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), pare infiltrata a Beni. “Da allora è
il buio totale. Questo rapimento è un vero e proprio mistero per la nostra comunità,
per la chiesa locale e per la popolazione” dice padre Kalondo, aggiungendo: “Ci sentiamo
impotenti e preoccupati, poiché finora non abbiamo in mano elementi decisivi e temiamo
sempre di più per la loro sorte”. Dallo scorso ottobre né le diverse telefonate ricevute
dal provinciale degli Agostiniani né le ricerche fatte sul terreno sono riuscite a
stabilire con certezza l’identità dei responsabili del rapimento, mai formalmente
rivendicato. “La cosa più sconcertante è la mancanza di interesse e di sostegno nelle
ricerche sia da parte del governo locale che da Kinshasa, da parte delle forze di
sicurezza congolesi e della locale missione Onu” denuncia l’interlocutore della Misna,
precisando che la parrocchia di Nostra Signora dei Poveri si trova a pochi passi da
una base della locale missione delle Nazioni Unite (Monusco). In prima fila nella
vicenda dei tre religiosi rapiti c’è la Chiesa locale, in particolare il vescovo della
diocesi di Butembo-Beni, monsignor Paluku Sikuly Melchisedech, e – sottolinea padre
Kalondo – tutte le congregazioni missionarie che “hanno attivamente partecipato alle
ricerche assieme alla popolazione locale che si è unita alle nostre preghiere”. Ma,
al di là della vicenda dei tre Assunzionisti, padre Kalondo lancia un grido d’allarme
per sequestri divenuti sempre più frequenti nella diocesi. “Negli ultimi mesi la situazione
non ha fatto che peggiorare. Più di una ventina di civili è stata sequestrata nella
totale indifferenza, anche dei militari che dovrebbero proteggere la popolazione”
denuncia il provinciale della congregazione, molto attiva nel settore dell’istruzione
in Congo, dove gestisce scuole secondarie e un istituto superiore di filosofia, comunicazione
e sviluppo. Nella provincia dell’Africa la congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione
è presente anche in Uganda, Tanzania, Kenya, Togo e Burkina Faso con in tutto 320
religiosi e preti. Rivolgendosi alla comunità internazionale, padre Kalondo auspica
“un coinvolgimento con fatti e non solo a parole per ristabilire finalmente la pace
in Congo” e per “garantire la sicurezza quotidiana della gente rapita, stuprata e
per paura costretta ad abbandonare i campi coltivati”. (R.P.)