2013-06-19 07:52:56

Argentina: i rilievi dei vescovi alla nuova legge sulla fecondazione assistita


Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente e giuridicamente accettabile. La trasmissione della vita umana ha una dignità che «non può essere soggetta a parametri tecnici». Da qui la preoccupazione per «la legalizzazione di nuove forme di manipolazione di vite umane nella fase embrionale». Con un documento intitolato El embrión «es uno de nosotros», firmato dalla Commissione esecutiva, la Conferenza episcopale argentina torna a pronunciarsi sulle tecniche di procreazione artificiale consentite nel Paese dopo la recente approvazione, da parte del Parlamento, della legge sulla fecondazione assistita. Tali tecniche — riferisce l’Agencia informativa católica argentina — faranno d’ora in poi parte del «Programma medico obbligatorio» dei fondi di assistenza sanitaria privata, delle opere sociali e degli ospedali pubblici. Nelle loro riflessioni sull’approvazione della Ley de acceso integral a la reproducción médicamente asistida - riferisce L'Osservatore Romano - i vescovi ricordano di essere già intervenuti al riguardo in diverse occasioni «cercando di portare la speranza alle persone coinvolte in situazioni di infertilità e di sterilità, ma anche sottolineando che non tutto il tecnicamente possibile è eticamente e giuridicamente accettabile». In particolare, il 27 aprile 2012, in un documento si osservava che «nel caso si porti avanti la fecondazione extracorporea l’essere umano concepito in questa maniera ha lo stesso status, dignità e diritti di qualsiasi altro», e che tra i diritti in questione figura quello all’identità dei bimbi concepiti. La legge, all’articolo 2, dispone che le tecniche di procreazione artificiale si applichino per conseguire una gravidanza, «ma al di là delle considerazioni bioetiche di fondo — scrive la Commissione esecutiva — crediamo che ciò rifletta una finalità chiaramente riproduttiva nello spirito della legge che escluderebbe qualsiasi possibilità di distruggere embrioni». Tuttavia, dopo l’approvazione del provvedimento, «per limitare danni e contribuire al bene comune, è necessaria una espressa proibizione di qualsiasi forma di distruzione di embrioni umani o della loro utilizzazione per fini commerciali, industriali o di sperimentazione». L’Argentina, si osserva, «ha una saggia e umanistica tradizione giuridica di protezione della vita umana fin dal concepimento. Tale protezione, lungi dall’essere espressione di una visione religiosa, è manifestazione del rispetto che merita ogni vita umana e che sta alla base del funzionamento del sistema dei diritti umani». Sul piano internazionale — affermano i vescovi — si assiste a un intenso dibattito sulla protezione della vita embrionale. In Europa è stata lanciata l’iniziativa «Uno di noi» tesa a promuovere, nell’intero ambito della comunità europea, la tutela degli embrioni umani contro ogni forma di manipolazione e distruzione. Per questo «è importante affermare il riconoscimento dell’inizio della vita umana dall’esistenza dell’embrione». E i presuli argentini concludono ricordando che Papa Francesco in persona ha incoraggiato questa iniziativa durante il Regina Coeli del 12 maggio 2013 in Piazza San Pietro: «Invito a mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento», ha detto salutando i partecipanti alla marcia per la vita svoltasi quel giorno a Roma. In tale occasione il Papa ha ricordato anche la raccolta di firme tenutasi in molte parrocchie italiane al fine di sostenere appunto l’iniziativa europea «Uno di noi», per garantire — ha sottolineato — «protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza». (R.P.)







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