Argentina: i rilievi dei vescovi alla nuova legge sulla fecondazione assistita
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente e giuridicamente accettabile.
La trasmissione della vita umana ha una dignità che «non può essere soggetta a parametri
tecnici». Da qui la preoccupazione per «la legalizzazione di nuove forme di manipolazione
di vite umane nella fase embrionale». Con un documento intitolato El embrión «es uno
de nosotros», firmato dalla Commissione esecutiva, la Conferenza episcopale argentina
torna a pronunciarsi sulle tecniche di procreazione artificiale consentite nel Paese
dopo la recente approvazione, da parte del Parlamento, della legge sulla fecondazione
assistita. Tali tecniche — riferisce l’Agencia informativa católica argentina — faranno
d’ora in poi parte del «Programma medico obbligatorio» dei fondi di assistenza sanitaria
privata, delle opere sociali e degli ospedali pubblici. Nelle loro riflessioni sull’approvazione
della Ley de acceso integral a la reproducción médicamente asistida - riferisce L'Osservatore
Romano - i vescovi ricordano di essere già intervenuti al riguardo in diverse occasioni
«cercando di portare la speranza alle persone coinvolte in situazioni di infertilità
e di sterilità, ma anche sottolineando che non tutto il tecnicamente possibile è eticamente
e giuridicamente accettabile». In particolare, il 27 aprile 2012, in un documento
si osservava che «nel caso si porti avanti la fecondazione extracorporea l’essere
umano concepito in questa maniera ha lo stesso status, dignità e diritti di qualsiasi
altro», e che tra i diritti in questione figura quello all’identità dei bimbi concepiti.
La legge, all’articolo 2, dispone che le tecniche di procreazione artificiale si applichino
per conseguire una gravidanza, «ma al di là delle considerazioni bioetiche di fondo
— scrive la Commissione esecutiva — crediamo che ciò rifletta una finalità chiaramente
riproduttiva nello spirito della legge che escluderebbe qualsiasi possibilità di distruggere
embrioni». Tuttavia, dopo l’approvazione del provvedimento, «per limitare danni e
contribuire al bene comune, è necessaria una espressa proibizione di qualsiasi forma
di distruzione di embrioni umani o della loro utilizzazione per fini commerciali,
industriali o di sperimentazione». L’Argentina, si osserva, «ha una saggia e umanistica
tradizione giuridica di protezione della vita umana fin dal concepimento. Tale protezione,
lungi dall’essere espressione di una visione religiosa, è manifestazione del rispetto
che merita ogni vita umana e che sta alla base del funzionamento del sistema dei diritti
umani». Sul piano internazionale — affermano i vescovi — si assiste a un intenso dibattito
sulla protezione della vita embrionale. In Europa è stata lanciata l’iniziativa «Uno
di noi» tesa a promuovere, nell’intero ambito della comunità europea, la tutela degli
embrioni umani contro ogni forma di manipolazione e distruzione. Per questo «è importante
affermare il riconoscimento dell’inizio della vita umana dall’esistenza dell’embrione».
E i presuli argentini concludono ricordando che Papa Francesco in persona ha incoraggiato
questa iniziativa durante il Regina Coeli del 12 maggio 2013 in Piazza San Pietro:
«Invito a mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto
per la vita umana sin dal momento del suo concepimento», ha detto salutando i partecipanti
alla marcia per la vita svoltasi quel giorno a Roma. In tale occasione il Papa ha
ricordato anche la raccolta di firme tenutasi in molte parrocchie italiane al fine
di sostenere appunto l’iniziativa europea «Uno di noi», per garantire — ha sottolineato
— «protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante
della sua esistenza». (R.P.)