Fondazione Oasis. Il card. Scola: Islam e Cristiani si conoscono ancora troppo poco
A dieci anni dalla sua creazione, per iniziativa del cardinaleAngelo Scola,
oggi arcivescovo di Milano, la Fondazione Oasis riunisce nel capoluogo lombardo il
proprio Comitato internazionale per continuare ad approfondire la conoscenza tra cristianesimo
e Islam. Tema dei lavori “Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”.Al microfono di Paolo Ondarza,il porporato traccia un bilancio
dell’attività:
R. - Quando
siamo partiti nel 2003, ci siamo resi conto dell’ignoranza radicale degli uni verso
gli altri: molto, molto profonda nella realtà islamica, ma anche terribile nel mondo
europeo. Quindi, il nostro scopo non è - tecnicamente parlando - quello del dialogo
interreligioso, perché ci sono centri specializzati molto più evoluti del nostro.
Lla nostra è una iniziativa culturale, che ha come scopo la conoscenza reciproca.
D.
- Eminenza, ci si conosce ancora poco?
R. - Pochissimo. E la mancanza di conoscenza
- come lei sa bene - è foriera di paura, porta con sé brutte conseguenze.
D.
- Stiamo parlando di due realtà - Islam e Occidente - toccate da correnti analoghe,
come secolarismo e ideologia, ma con ripercussioni molto diverse…
R. - Molto,
molto diverse. Per esempio: sta prendendo molto peso in questi Paesi del Medio Oriente
e del Nord Africa un ritorno ad una sorta di ideologia politica, mentre da noi si
tratta di capire cosa voglia dire la secolarizzazione di cui tutti parliamo, che certamente
tocca temi delicati, come quelli della libertà religiosa. Quindi, abbiamo bisogno
di capire la genesi di questo fenomeno, ma soprattutto a che punto è oggi e che cosa
veramente significa la proposta cristiana, capace di operare un confronto reale.
D.
- E’ attraverso questa visione che si riesce anche a "comporre" le differenze: da
una parte, la secolarizzazione che mette a dura prova l’umanesimo europeo, e, dall’altra,
i venti di fondamentalismo che attraversano le società islamiche…
R. - Sì,
ma mettere d’accordo vuol dire cambiare. Per andare d’accordo, bisogna cambiare. Però,
noi abbiamo la forte speranza che anche ciò che oggi è in radicale opposizione - come
l’integralismo, il fondamentalismo, il terrorismo - possa essere riassorbito dalla
vera, dalla autentica esperienza religiosa e quindi essere ricondotto dentro quella
"pluriformità nell’unità" di cui, come Chiesa cattolica, stiamo facendo esperienza
dopo il Concilio Vaticano II. Ecco, questa sarà una testimonianza che noi potremo
continuare a dare a tutte le realtà del mondo musulmano.
D. - Eminenza, come
lei diceva le differenze ci sono ed è opportuno per questo la conoscenza: per evitare
che si trasformino in attriti. Quali sono, secondo lei, i principali errori che si
compiono quando si tenta di mettere a confronto realtà così diverse?
R. - Quando
non ci si pone con tutta la propria chiarezza, cercando di dare ragione della propria
fisionomia, della propria posizione: questo è il principiale errore. L’errore a cui
spesso indirettamente sembra indurci anche un certo tipo di politica, quando dice
che per far convivere le religioni e le diverse visioni bisogna creare uno spazio
neutro nel quale tutto diventi indistinto. Invece, è esattamente il contrario! Bisogna
che chi ha il compito di governare la società viva una realtà sì aconfessionale, ma
di una aconfessionalità positiva, che consenta a tutti i soggetti in campo di esprimersi,
di praticare il loro punto di vista e così di operare un confronto, in vista dell’edificazione
di una vita buona, dal momento che tutti dobbiamo vivere insieme. Questo per me è
il criterio di fondo.
Ma quale il significato del tema scelto: “Sul crinale.
Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”? Lo spiega al microfono di padre
Rifat Baader padre Samir Khalil Samir, docente di cultura araba all’Università
Saint Joseph di Beirut:
R. – Siamo
presi da una parte da una tendenza secolare che esclude la religione, e dall’ideologia,
che spesso diviene ideologia islamica, finalizzata al ritorno all’islam delle origini,
finalizzata ad applicare questo islam in tutti gli ambiti della vita sociale, quotidiana,
familiare, lavorativa, religiosa e così via. I cristiani si trovano su questo crinale,
ma anche i musulmani. Molti musulmani protestano oggi, dappertutto, contro l’ideologia
islamista. Alcuni adottano l’ideologia islamista, perché si sentono minacciati da
una società secolare. Noi vogliamo, insieme - musulmani e cristiani - con una visione
umanistica, proporre un progetto umanistico, dove Dio e la fede abbiano il loro posto
e nello stesso tempo proporre un progetto di società che includa la modernità, quello
che gli islamisti rigettano. Ma lo rigettano perché la modernità arriva dall’Occidente,
e l’Occidente oggigiorno, a differenza di ciò che era due secoli fa, è sempre più
laicista, antireligioso, ateo. Allora ci troviamo di fronte a due visioni, secolarismo
e ideologia, ambedue false. Noi cerchiamo la via mediana, che dica: “Vogliamo una
società per tutti e secolare nel senso che non discrimini qualcuno per la sua religione;
la vogliamo moderna, ma ciò non significa che la modernità debba escludere qualunque
dimensione etica o morale”. Questo è il progetto. Stiamo allora analizzando Paese
per Paese come stanno le cose, per suggerire una via mediana, di credenti - musulmani,
cristiani - che però vivano nel mondo moderno, aperti a tutto ciò che è bello, giusto
ed etico.