Turchia: oggi in piazza i sindacati mentre proseguono gli scontri. Erdogan, "Mio dovere
ripulire piazza Gezi Park"
È di circa 500 arresti e centinaia di feriti il bilancio fornito dall’opposizione
turca al termine di una domenica di scontri e tensioni in diverse città della Turchia.
La protesta proseguirà anche oggi con lo sciopero di due grandi confederazioni sindacali.
Dal canto suo il premier Erdogan torna a mostrare i muscoli, davanti a un milione
di sostenitori ha accusato le lobby finanziarie e la stampa estera di voler destabilizzare
il Paese. Sentiamo Marco Guerra:
Le unità antisommossa
sono intervenute per tutto il giorno in numerose aree di Istambul per disperdere con
la forza le manifestazioni di protesta contro lo sgombero di sabato di Gezi Park.
Gli incidenti sono continuati anche nella notte. Una repressione con tanto di sostanze
urticanti come testimoniano i diversi filmati e fotografie che mostrano la polizia
caricare gli idranti con flaconi di Jenix. Violenze e tensioni anche nel cuore di
Ankara, gli scontri sono iniziati quando la polizia ha bloccato il feretro del giovane
manifestante ucciso da una pallottola nei giorni scorsi. Le forze di opposizione parlano
di crimine contro l’umanità, ma nelle stesse ore, in un quartiere periferico della
città sul Bosforo, circa un milione di sostenitori del partito islamico rispondeva
all’appello del premier Erdogan. Nel comizio, organizzato per fare una dimostrazione
di forza e ripreso da tutte le tv turche, il premier è tornato ad accusare la lobby
finanziaria internazionale e la stampa estera. Erdogan ha poi sottolineato che era
un suo dovere“ripulire” Gezi Park e ha avvertito i dimostranti di non tornare
a piazza Taksim. “Non si può manifestare dove si vuole”, ha aggiunto, spiegando che
durante i 18 giorni di proteste “sono stati commessi atti di vandalismo” che hanno
danneggiato anche il turismo. Ma il paese è tutt’altro che pacificato: oggi infatti
sarà la volta dello sciopero indetto da due grandi confederazioni sindacali in segno
di una protesta contro la repressione delle manifestazioni.