2013-06-17 08:05:45

Turchia: oggi in piazza i sindacati mentre proseguono gli scontri. Erdogan, "Mio dovere ripulire piazza Gezi Park"


È di circa 500 arresti e centinaia di feriti il bilancio fornito dall’opposizione turca al termine di una domenica di scontri e tensioni in diverse città della Turchia. La protesta proseguirà anche oggi con lo sciopero di due grandi confederazioni sindacali. Dal canto suo il premier Erdogan torna a mostrare i muscoli, davanti a un milione di sostenitori ha accusato le lobby finanziarie e la stampa estera di voler destabilizzare il Paese. Sentiamo Marco Guerra:RealAudioMP3

Le unità antisommossa sono intervenute per tutto il giorno in numerose aree di Istambul per disperdere con la forza le manifestazioni di protesta contro lo sgombero di sabato di Gezi Park. Gli incidenti sono continuati anche nella notte. Una repressione con tanto di sostanze urticanti come testimoniano i diversi filmati e fotografie che mostrano la polizia caricare gli idranti con flaconi di Jenix. Violenze e tensioni anche nel cuore di Ankara, gli scontri sono iniziati quando la polizia ha bloccato il feretro del giovane manifestante ucciso da una pallottola nei giorni scorsi. Le forze di opposizione parlano di crimine contro l’umanità, ma nelle stesse ore, in un quartiere periferico della città sul Bosforo, circa un milione di sostenitori del partito islamico rispondeva all’appello del premier Erdogan. Nel comizio, organizzato per fare una dimostrazione di forza e ripreso da tutte le tv turche, il premier è tornato ad accusare la lobby finanziaria internazionale e la stampa estera. Erdogan ha poi sottolineato che era un suo dovere “ripulire” Gezi Park e ha avvertito i dimostranti di non tornare a piazza Taksim. “Non si può manifestare dove si vuole”, ha aggiunto, spiegando che durante i 18 giorni di proteste “sono stati commessi atti di vandalismo” che hanno danneggiato anche il turismo. Ma il paese è tutt’altro che pacificato: oggi infatti sarà la volta dello sciopero indetto da due grandi confederazioni sindacali in segno di una protesta contro la repressione delle manifestazioni.







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