Mali: negoziati bloccati. A Bamako attesa e timori
Dopo nove giorni di serrate trattative mediate dal Burkina Faso, il governo di Bamako
e i ribelli tuareg del nord non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo sul testo
finale di un accordo politico cruciale in vista delle presidenziali del 28 luglio.
A Ouagadougou, di fronte all’impasse negoziale - riferisce l'agenzia Misna - alcune
fonti diplomatiche africane e occidentali si chiedono se non è il caso di sospendere
i colloqui; altre, invece, sono propense a portarli avanti fino alla firma di un’intesa.
Non ha permesso di superare i principali ostacoli il coinvolgimento nelle trattative
di delegati militari delle due parti, di responsabili della Forza africana in Mali
(Misma), della futura missione Onu (Minusma) e dei comandanti dell’operazione francese
Serval. Ieri sera le autorità di transizione maliane hanno rifiutato di sottoscrivere
il testo attuale, chiedendo ulteriori emendamenti. Ma finora Bamako non ha diffuso
alcun comunicato ufficiale per chiarire la propria posizione ed esplicitare i punti
del dissenso. Dal canto loro i delegati del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad
(Mnla) e dell’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua) si sono detti pronti a
“firmare il progetto di accordo a nome della pace”, accusando il governo centrale
di “cattiva fede” e “di mettere insieme tutti gli ingredienti per bloccare le discussioni”.
Al centro del contenzioso ci sarebbero le modalità e il calendario del dispiegamento
dell’esercito regolare a Kidal ma anche del disarmo e dell’accantonamento dei combattenti
tuareg che controllano ancora il capoluogo nord-orientale. Poi ci sarebbe stato un
braccio di ferro sulla possibile amnistia da concedere ai ribelli dell’Mnla. Fonti
della società civile maliana contattate a Bamako riferiscono del sentimento contrastante
e dominante tra la gente. “Da una parte c’è grande attesa per la firma di un accordo
che significherebbe poter recuperare anche Kidal, che fa parte a tutti gli effetti
del Mali, e tenere elezioni inclusive – dice l’interlocutore della Misna -. Dall’altra
c’è diffidenza, per non dire ostilità, nei confronti di questi gruppi che per anni
hanno danneggiato il paese e hanno stretto alleanze con banditi e narcotrafficanti”.
La stessa fonte aggiunge che una parte importante della popolazione non voleva nemmeno
che il governo si sedesse al tavolo negoziale con l’Mnla e chiede ora alle autorità
maliane di “non fare alcun regalo ai ribelli, in particolare di non rinunciare all’impunità”.
Inoltre fonti religiose sentite dalla Misna hanno sottolineato che la gente teme rappresaglie
da parte dei gruppi del nord, che potrebbero colpire Bamako con attentati. “Rimaniamo
in guardia - conclude l’interlocutore - e siamo molto attenti a quanto vediamo per
le strade della capitale. Gao e Timbuctù sono state liberate, ma non Kidal. I gruppi
armati sono stati cacciati via ma non eliminati, quindi la minaccia rimane sia per
noi che per tutti i nostri vicini del Sahel”. Intanto dalla confinante Mauritania,
l’agenzia di informazione di Nouakchott (Ani) ha riferito della morte di uno dei capi
di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), l’algerino Abdelhamid Abou Zeid, ucciso in
combattimenti nel nord-est del Mali in una data non meglio precisata. E’ la prima
volta che Aqmi conferma direttamente l’uccisione di uno dei suoi capi tramite un comunicato
trasmesso all’Ani. La morte di Abou Zeid era già stata annunciata lo scorso marzo
dal presidente ciadiano Idriss Deby Itno, le cui truppe sono impegnate da febbraio
in Mali. Tre settimane dopo anche la presidenza francese aveva dato notizia dell’uccisione
di uno dei principali capi di Aqmi, presentata come un “passo avanti importante nella
lotta al terrorismo nel Sahel”. Una conferma indiretta della scomparsa di Abou Zeid
è arrivata il mese scorso: il doppio attentato di Agadez e Arlit in Niger è stato
rivendicato da Mokhtar Belmokhtar – ex membro di Aqmi e capo del gruppo dissidente
del ‘Katiba dei Mulathamin’ (‘Brigata dei firmatari col sangue’) – proprio come vendetta
per l’uccisione dell’algerino. (R.P.)