2013-06-15 14:25:19

Violenta notte di scontri a Istanbul. Il governo: “Chi entra in piazza Taksim sarà trattato come un terrorista”


Dopo l’apparente distensione di ieri, nella notte è tornata a salire la tensione a Istanbul tra manifestanti antigovernativi e polizia, che si sono scontrati per ore in piazza Taksim, alla quale è stato interdetto l’accesso per giornalisti e mezzi di soccorso. Le violenze sono riprese dopo che gli agenti hanno sgomberato la tendopoli di Gezi Park e hanno tentato di disperdere i manifestanti con cannoni ad acqua e proiettili di gomma, ferendo anche alcuni bambini. Molti hanno eretto barricate per difendersi o si sono rifugiati al Divan Hotel, dove la polizia turca ha effettuato lanci di lacrimogeni. Alcuni oppositori hanno poi denunciato la presenza di agenti chimici nell’acqua degli idranti in dotazione alle forze dell’ordine. Il governo aveva avvertito che nella notte chiunque fosse entrato in piazza Taksim “sarebbe stato trattato come un terrorista”, mentre nella giornata di ieri il premier Erdogan aveva promesso di non toccare il parco prima della decisione dei tribunali. Ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, l’analisi di Claudio Loiacono, direttore della rivista “Oriente moderno”: RealAudioMP3

R. - Erdogan ha, in qualche modo, dovuto accettare quella che è la realtà. Se la magistratura, in qualche modo, darà una mano all’opinione pubblica dei più giovani e se effettivamente Erdogan insisterà in una posizione di forza, questo gli giocherà contro a livello europeo, a livello internazionale, anche se varie minoranze turche all’estero si identificano in lui per ribadire la propria identità culturale: penso alle manifestazioni in Macedonia della minoranza turca, che si è espressa a favore di Erdogan.

D. - Negli ultimi giorni si è visto come la posizione di Erdogan, però, non sia l’unica neanche all’interno del suo partito. Quali sono le correnti che si sono formate?

R. - Non c’è dubbio che questo partito, che ha vinto chiaramente tutte le ultime elezioni, ora è di fronte alla sfida della votazione per la nuova Costituzione. Lo stesso presidente della Repubblica, Abdullah Gül, sta cercando un suo spazio, come lo stesso Erdogan: perché probabilmente, se la trasformazione della Turchia avverrà in senso presidenzialista più marcato di quanto non sia oggi, Erdogan vorrà avere il suo posto di eccellenza. E questo forse non piace anche ad alcuni compagni di strada, oltre che a una parte del Paese che è chiaramente diventata molto più aperta agli stimoli dell’Occidente più vicino e parlo proprio dell’Europa centromeridionale.

D. - Tra queste varie componenti della società turca, si può già capire chi è in una maggiore posizione di forza?

R. - Io credo che rimanga sempre Erdogan, che ha un cospicuo seguito. Tutto dipenderà dalla votazione per la modifica della Costituzione: se avverrà un cambiamento nel senso auspicato dal partito al potere, forse allora certi malumori potranno emergere nel momento in cui si dovrà concorrere al nuovo mandato presidenziale. Per il momento io vedo lui ancora come unico importante punto di riferimento della politica turca.

D. - Erdogan ha parlato di un referendum su Gezy Park, ma ci sarà comunque una sentenza della Magistratura. Sono quindi coinvolte a vario livello le istituzioni turche. Il sistema politico turco ha la capacità di reggere a questa sfida?

R. - Penso di sì. La Turchia ha un forte orgoglio nazionale e ha anche la necessità - assolutamente - di aprirsi ancora di più nei confronti dell’Occidente, che è il suo partner principale - questo è evidente - senza abbandonare naturalmente quelle che sono le sue ambizioni a più ampio raggio, che coinvolgono l’area caspica o l’area addirittura centroasiatica. La Turchia ha molteplici capacità. L’importante è che le sue modificazioni costituzionali non facciano precipitare il Paese in una sorta di autocrazia, che è assolutamente incompatibile con gli standard che detta la Comunità europea, che - per quanto in crisi - è un fortissimo partner a livello planetario e senza il quale non si può sperare di sopravvivere in modo isolato, come è sempre stato fatto finora da parte di un certo numero di Paesi. La Turchia è filo-occidentale profondamente nelle sue strutture militari, nelle sua economia e ora anche nelle sue istituzioni, purché eviti questi passi indietro che sono nocivi per la Turchia stessa. Erdogan deve averlo capito e questa sua apertura io credo sia abbastanza sincera: non potrà che far giungere a una soluzione, in qualche modo, accettabile da parte di tutti.







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