Centrafrica: appello per impedire che il Paese diventi una nuova Somalia
Esecuzioni sommarie, violenze sessuali, attacchi mirati in base all’appartenenza religiosa
ed etnica, arresti di sostenitori dell’opposizione e dei loro familiari, torture,
sparizioni, reclutamento di bambini soldato, saccheggi su vasta scala. Sono questi
i crimini commessi nella Repubblica Centrafricana denunciati in un appello sottoscritto
da una serie di gruppi della società civile, tra cui Secours Catholique/Caritas France.
Da quando la coalizione Seleka ha cacciato l’ex Presidente François Bozizé, “la popolazione,
principale vittima del gioco politico-militare, da mesi è in sofferenza” afferma il
comunicato. “Alcuni organismi delle Nazioni Unite, qualche Ong e le Chiese cercano
di far fronte alla sofferenza della popolazione che manca di tutto: cure mediche,
alimentazione….in tutto il Paese, le scuole sono chiuse. Bangassou nell’est del Paese,
riceve rifornimenti solo grazie ai voli umanitari: non c’è acqua, né carburante, dunque
niente elettricità”. L’instabilità nella quale è sprofondato il Paese è così profonda
che ci si chiede se “il Centrafrica diventerà la Somalia dell’Africa centrale. Questa
“no man’s land” istituzionale potrebbe attirare i terroristi della Nigeria e del Mali,
o l’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), che troverebbero facilmente rifugio
in questo Paese di 4.5 milioni di abitanti distribuiti su 650mila Km2”. Di conseguenze
i sottoscrittori dell’appello chiedono “alla Francia e ai Paesi europei ed africani
di rivedere la loro posizione. È urgente portare aiuto umanitario a una popolazione
in pericolo e favorire allo stesso tempo il ristabilimento del processo democratico.
È necessario inoltre che le nuove autorità centrafricane prendano provvedimento per
restaurare la sicurezza e per ristabilire il funzionamento dell’amministrazione e
dei servizi sociali di base”. (R.P.)